010 ancora su mia madre
Data: 15/03/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... inquieti quella bestia affiorava dal limo della mia coscienza per rubarmi ai mortali e affondarmi negli con sé negli abissi di fango ove corrompermi dal di dentro col suo gigantesco fallo.
Le nostre frequenze radio erano schizzavano all’unisono quando ero alla sua lezione.
Un giorno mi disse… “Ti libererò scrofa”.
Trovò di fatto il modo per liberare la scrofa, e insegnarle che la dimora innata non era un’alcova tra lenzuola di lino, ma un porcile di fango cui rivoltarsi felice nello sterco dei consimili.
Riferì senza troppi scrupoli al mio direttore della relazione clandestina che intrattenevo col mio Goran ed il gioco fu fatto.
In poche settimane non rividi più il mio uomo. Fu trasferito in Baviera ed io rimasi solo, senza più protezione in quello scellerato istituto.
Come gli altri tornai a cenare in refettorio, come gli altri dovetti piegarmi alle orge. Come gli altri la mia bocca passava di culo in culo a leccar deretani di giovani o vecchi professori. Ricordo che piangevo nel fare tutto questo e ricordo l’odore rancido della mia bocca al ritorno in camera, con il salso acre nella gola e un bisogno disperato del mio Goran.
Sulle prime all’Orco pareva che non importassi più. Si limitava a ridere di pancia quando mi toccava in sorte il gioco tremendo della bottiglia.
Come il mio Goran, anche l’Orco preferiva alle orge il buon ritiro della sua cella accompagnandosi con uno di noi, e ricordo che per i primi giorni preferì ritirarsi con ben due ragazzi ...
... appena giunti in collegio, uno di 22 l’altro di 23 che ricordo perse la parola 6 giorni per il trauma.
Poi una sera, proprio nel mezzo della baraonda sessuale in refettorio, proprio mentre io in affanno leccavo il viscido solco anale del professore di matematica, egli si avvicinò a quest’Ultimo. Ricordo che all’orecchio e gli disse qualcosa.
Allora il professore annuì, si sollevò dal tavolo su cui giaceva prono, calò la toga e scese, non mi degnò del benché minimo sguardo e raggiunse due ragazzi che se ne stavano chini tra le cosce del direttore a succhiargli i genitali. Acciuffò uno di essi e lo trascinò nei pressi della finestra, quindi si piegò nuovamente reggendosi sulle ginocchia ed il ragazzo evidentemente già istruito sul da farsi riprese il lavoro dal punto esatto cui ero stato sospeso dal mio compito.
Per quanto mi riguarda l’orco mi afferrò per un polso ed uscimmo da tutto quel mestare di corpi per appartarci nel silenzio della sua cella.
Ricordo che in quella stanza v’era un afrore di sudore misto a paura, come quell’odore di cui sono pregne le anticamere della morte dei grandi mattatoi industriali.
Mi pose le sue grosse mani sulle spalle, spinse in basso e ricaddi in ginocchio. Attesi perché levasse via il proprio abito intriso di opalini sborri e ricordo che il cuore mi si spaccava per il forte battito.
Vidi la cappella sanguigna giganteggiarmi davanti, dischiusi le labbra che mi si irrorarono di sangue. Volli estrarre la lingua sicuro che tanta ...