Osteria del "Gallo d'Oro"
Data: 26/02/2020,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Yuko, Fonte: EroticiRacconti
... consumano una cena ricca e opulenta e che non possono pagare; e che ora devono subire recriminazioni e dileggi.
O forse stasera tritano minuziosamente i coglioni proprio perchè anch'io sono orientale e vengo a festeggiare in casa loro e a farmi servire.
A nulla valgono spiegazioni e tentativi di trattative. Qui in Chinatown anche la polizia italiana e i vigili urbani devono sottostare alle tradizioni orientali.
“Ci toccherà lavare i piatti?” Mi chiede ancora Serena.
Lucrezia la colpisce con il gomito e la guarda con un'espressione torva.
“Ma li hai visti in faccia? Guarda come si fregano le mani contenti. Qui ci condiscono alla pechinese!”
“E cioè?”
“Prova a immaginare.”
L'emiliana prova a immaginare e alla fine si apre in un radioso sorriso.
“Be', dai!”
Finalmente anche la friulana si concede un sorriso. Forse anche perchè coglie la mia preoccupazione e il mio imbarazzato dispiacere.
Tutte e tre abbiamo già ben chiaro nella mente quale potrebbe essere il nostro futuro a breve.
Di certo non ci faranno a pezzi per finire dentro ai prossimi involtini primavera; siamo preparate al peggio e restiamo in attesa. Se poi in qualche modo riusciremo a evitare quello che si delinea con dettaglio nella nostra navigata immaginazione, tanto meglio. Se no, che ci vuoi fare?
Noi siamo tre. Direi anche che siamo tre belle donne. Un po' alticce e vestite per giunta in modo un po' troppo provocante.
E anche loro, adesso, sono in tre.
Quello ...
... spilungone del direttore, alto e secco come un'acciuga. Anche abbastanza in là con gli anni. L'abbiamo già soprannominato 'zio Ho', appunto per una vaga somiglianza con il condottiero delle guerre del Viet Nam, contro i francesi e poi gli americani. Anche se mi dispiace tirare in ballo cotanta personalità.
Il cassiere o capo dei camerieri o checcazzonesò: un tappetto con qualche pelo di barba in faccia e delle labbra da magnaccio, un sorrisino da depravato sessuale, e quella massa informe del cuoco: quello sì, ci preoccupa molto.
Invece di portarci nel retro della cucina a lavare i piatti, e veramente fino all'ultimo ci abbiamo sperato, ci fanno salire oltre una porta che sembrava invisibile, nascosta dietro un enorme ritratto di Mao Tsê-tung, lungo una ripidissima scala nel buio più completo.
“A-n 's vedd un ostia!”
I commenti in dialetto di Serena stemperano la tensione, per fortuna.
Quasi a tastoni arriviamo in uno stanzino illuminato dalla luce fioca di una misera lampadina appesa a un filo elettrico che penzola dal soffitto.
“Nel pieno rispetto della normativa vigente...” Commenta Lucrezia e sembra che in qualche modo ci siamo un po' tutte rassegnate.
In mezzo c'è un letto sfatto, con un lenzuolo sgualcito. Odore stagnante di chiuso.
E chi si immaginava che sopra quel bel ristorante ci fosse questo squallore. Ma forse l'immagine per il turista che si affaccia oltre via Paolo Sarpi, nel quartiere cinese, è solo una facciata, e oltre qualche centimetro di ...