1. Surfin' - 8


    Data: 28/03/2018, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    ... rispondi con sincerità? - gli dico.
    
    - Dipende...
    
    - A te piace solo Gretchen?
    
    C'è un nuovo, lungo, intervallo di secondi in cui i nostri occhi si puntano. Patrick fa una smorfia, sogghigna, poi fa qualcosa che non mi aspetto assolutamente: si alza e se ne va senza dire una parola, lasciandomi interdetta. Ho giocato, ho perso, penso. E lo penso anche con una certa stizza. Mi rimetto ad osservare la ragazza tedesca con il padre. Nello sguardo di lei c'è qualcosa di torbido, come fa l'uomo a non accorgersene? Non sono io a vedere cose che non esistono, ne sono certa. E' vero però che da qualche giorno sto esagerando. In pensieri, parole e opere.
    
    Seguendo le mie associazioni mentali passo in rassegna la follia fatta con il portoghese sulla barca e risento la sua voce ansimante che mi dà della puttana mentre ho appena finito di ingoiare il suo sperma. Il flirt silenzioso e sfacciato con Erik, il ragazzo danese, sulla terrazza dell'ostello. E poi la festa di Capodanno: il pompino fatto a quel ragazzino venuto troppo in fretta, Thiago che mi incula chiedendomi se mi piace e io che addirittura gli rispondo di sì e gli dico di non fermarsi. E il giorno dopo ancora Erik, che un attimo dopo essersi scaricato dentro di me si è già rivestito per ritornare dalla sua fidanzata. Gretchen che stanotte si lasciava leccare via il mio succo dal viso mentre la scopavo con le dita. Tutto di nuovo come prima, la solita troia. Forse anche peggio. Non mi ero ripromessa di starmene ...
    ... tranquilla?
    
    Ancora una volta la voce di Patrick alle mie spalle mi fa sobbalzare. Una sola parola: "Seguimi". I pensieri dietro ai quali correvo, cominciando ad eccitarmi, scompaiono. Mi alzo e lo seguo, cammina rapido davanti a me. Adesso sì che sono in tumulto, mi muovo come un robot. Mi arresto solo quando lo vedo guardarsi intorno e fermarsi davanti alla porta di un capanno. La apre, si volta e mi fa cenno di entrare. Mi affretto, richiude la porta. E’ il posto dove tengono le tavole da surf. Pochi secondi di attesa per guardarmi intorno, tempo sospeso. Fa un passo verso di me, faccio un passo verso di lui. Nell’istante preciso in cui mi fermo sento distintamente la mia schiusa. Mi cinge, mi bacia. Un bacio diretto, senza esitazioni delle quali né io né lui sentiamo la necessità. Ci stacchiamo, prendiamo fiato, ci baciamo ancora. Ben presto le sue mani cominciano a viaggiare sul mio corpo. Schiena, sedere, tette. Mi tiene schiacciata contro di lui, contro quel corpo che ho radiografato abbondantemente. Mi sembra di essere appiccicata a un muro per quanto è tosto. Poi mi cerca e mi trova dentro i pantaloni della tuta, nemmeno indugia sopra il costume, si insinua subito dentro. Non sono sorpresa né impreparata. Se ne accorge, penso, perché mi riserva un insulto beffardo nella sua lingua: “salope”, più altre cose che non capisco. Gli sussurro “oui” appena prima che mi infilzi con un dito e subito dopo con un altro. Per un attimo vado via di testa, mi cedono le gambe e gli guaisco ...
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