1. Frate martino - 1


    Data: 20/01/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... dietro, lisciandogli e palpandogli le chiappe, sotto le brache sottili.
    
    Poi, il giovane si abbandonò al piacere e cominciò a tremare, a gemere, a dimenarsi incontrollatamente, finché si contrasse e con un lungo guaito dal fondo della gola, scatarrò dall’uccello teso un corposo schizzo di sborra che ricadde ad un metro di distanza, seguito da altre gettate, che si andarono affievolendo, fino a diventare un rivoletto lattiginoso che scolò sulle mani di Wolfango.
    
    L’uomo rimase a lungo inerte e senza fiato, poi si riscosse:
    
    “Che sborrata da cavallo! - ansimò, guardandoli sorridendo – Ci sai fare con il cazzo, puttanella… - proseguì rivolto a Wolfango, che accolse il complimento con un sorriso soddisfatto – Che ne dici di far godere pure il nostro nuovo amico?”, e prese Martino per un braccio, facendoselo sedere sulla coscia.
    
    Wolfango sembrava non aspettasse altro: afferrò l’uccello di Martino e cominciò a menarlo con le mani tuttora impiastricciate della sborra di Alterio. Martino boccheggiò sentendosi manipolare da quelle mani così giovani, ma anche così esperte e tale era la sua eccitazione, che durò poco: dopo qualche secondo, infatti, con un grugnito si strinse forte ad Alterio, mentre si lasciava andare al primo vero orgasmo della sua vita.
    
    L’andazzo andò avanti per diverso tempo: Martino stava all’erta e appena scorgeva Wolfango scomparire nel fienile, sgattaiolava dietro di lui e lì con Alterio si davano al loro divertimento preferito.
    
    Un giorno, il ...
    ... maestro di stalla dovette accompagnare il Barone all’annuale fiera del bestiame di Cormignòlo, per acquistare alcune giumente da riproduzione, e sarebbero stati via almeno una settimana.
    
    I primi due giorni, Wolfango riuscì a resistere, ma al terzo già sentiva i primi morsi dell’astinenza. Al quarto non resistette: si diresse con fare noncurante verso le stalle, cercò Martino e:
    
    “Ti va di giocare?”, gli chiese a bruciapelo.
    
    Martino lo fissò, combattuto tra la voglia di accettare e il timore di fare un torto al suo superiore. Si leccò le labbra:
    
    “Aspettiamo che torni Alterio…”, rispose, sia pure con una certa riluttanza.
    
    “Alterio torna fra tre giorni! – sbottò l’altro, impaziente – non ce la faccio ad aspettarlo.”
    
    “Neppure io… ma non possiamo…”, rispose Martino esitante, che pure moriva dalla voglia.
    
    “Sì, che possiamo, cacasotto!”
    
    “E se poi lo viene a sapere?”
    
    “E che m’importa? non è mica il mio padrone! dai, vieni!”, e presolo per mano, lo condusse verso il fondo del fienile. Lì, fece sedere Martino sullo sgabello di Alterio, si calò le braghe sotto le natiche e gli si piegò disteso sulle ginocchia.
    
    Alla vista di quelle magnifiche rotondità, Martino lasciò cadere le ultime titubanze e cominciò a carezzarle e schiaffettarle, come aveva visto fare dal maestro di stalla.
    
    “Più forte… più forte…”, lo pregò Wolfango e lui, allora, ci si applicò con tale impegno, da superare forse perfino il maestro, almeno stando agli squittii, ai sospiri e ai gemiti ...
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