1. Frate martino - 1


    Data: 20/01/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    E’ noto alle cronache come frate Martino… ma non il campanaro della nota canzoncina: questo era originario di Dammèlo, una piccola frazione di Godiminculo, quattro capanne e una chiesiola ai piedi di una collina tonda e pelata come la chiappa di una monaca. “Perché proprio la chiappa di una monaca?”, si chiederà il solito polemico.
    
    Beh, state calmi e non mi scatenate contro le folle dei buonisti politicamente corretti: ho usato quell’espressione per il semplice motivo che mi è venuta spontanea e mi sembrava divertente. Sempre meglio della chiappa di un bambino, come termine di paragone: in primo luogo, perché questa è un’espressione ormai abusata e non dice più niente; e in secondo, perché non volevo che a qualcuno passasse per la mente di accusarmi di pedofilia: ormai noi poveri scrittori camminiamo sul filo del rasoio: quando non siamo sessisti, siamo pedofili, o suprematisti o chissà cos’altro diavolo sono capaci di inventarsi: insomma, dobbiamo pesare ogni parola col bilancino, a scapito ovviamente della creatività, che invece è libera come il vento.
    
    Ma torniamo a noi: nato ai piedi di questa collina tonda e pelata come la chiappa di una monaca, i genitori lo avevano chiamato Martino, il santo dei poveri. E povero lo era davvero il piccolo Martino, ma a condizionare pesantemente la sua vita non fu la povertà della famiglia, bensì una insana passione nata perversamente nel suo animo e pervicacemente coltivata per tutta la vita.
    
    Passione insana, si è detto, ma in ...
    ... realtà peggio che insana, in quanto non rivolta alle chiappe morbide e levigate di eteree fanciulle, monache o meno che fossero, bensì a quelle scultoree e nerborute di gagliardi giovanotti di ogni risma e ogni condizione. E fu proprio questa insana passione che lo portò prima a doversi chiudere in un monastero, e poi a trascinarlo in una rovinosa caduta verso la più abietta perdizione. Ma andiamo per ordine.
    
    Aveva raggiunto la bella età di sedici anni, che a quei tempi era come i nostri venticinque, se non di più, visto che la gente cresceva più in fretta. Oddio, moriva anche più in fretta ed è per questo che ad un certo punto gli esseri umani pensarono bene di rallentare il ritmo, così che adesso abbiamo la fortuna di superare anche i novant’anni, se non di più.
    
    Cosa stavo dicendo? Ah, sì, che Martino da Dammèlo, non ancora frate, aveva raggiunto la bella età di sedici, che allora ecc. ecc., e faceva il garzone nelle scuderie del Barone di Rottadicollo, potentissimo feudatario di quelle terre, quando un giorno, mentre accudiva i cavalli, gli capitò di scorgere con la coda dell’occhio il figlio quindicenne del Barone, che sgattaiolava verso il fienile. La cosa gli parve strana, anche se era abituato alle stramberie di quel ragazzo viziato: continuò a fare il suo lavoro, certo, ma una pulce curiosa gli era entrata ormai nelle orecchie e adesso lo teneva con i sensi allertati. E fu così che ad un certo punto gli giunse alle orecchie un fievole sguaiolio
    
    Incuriosito, ...
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