Priapo e il sesso del diavolo
Data: 14/01/2020,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
... indubbiamente sensuale, ma su di me non sortiva alcun effetto.
“Non sono mai stato con un … uomo”. Confessai.
“Metti le dita nel ruscello”. Mi ordinò lui. “Prendi il seme di Kmul”.
Esitai.
“Dai …”. Incalzò.
Feci come mi aveva chiesto.
“Lubrificami adesso”. Disse. “Spalmami lo sperma di mio padre sul sedere”.
Guardai il liquido opalescente nel palmo della mano e avvicinai le dita allo sfintere.
Le natiche della creatura erano mele perfette e la rosetta, a contatto con i miei polpastrelli, sembrava sciogliersi come il burro.
Un calore improvviso si irradiò lungo il braccio.
Serrai gli occhi per godermi quella sensazione e, quando li riaprii, vidi la fica bruna di Potnia dischiusa innanzi a me.
“Cazzo …!” Esclamai.
Sentii che l’uccello si induriva mentre accarezzavo le labbra scure.
“Te l’avevo detto … Sono esattamente quello che vuoi! Penetrami ti prego … ho bisogno della tua virilità …”. Mi disse.
I suoi occhi brillavano famelici.
Avvicinai il glande alla vulva e, finalmente, la scopai, donandole tutto il piacere che meritava.
“Ah … chiavami … bravo … bravo”. Mugolava per la prima volta la mia donna.
La creatura risucchiava il membro come se avesse una ventosa tra le gambe e, ad ogni affondo, sentivo che il cazzo diventava più rigido e più grosso.
“Sta crescendo”. Mi disse. “Vedi come sta diventando gonfio … Continua, sarà enorme … Ah … Ah …”.
“Chiava anche me”. Sibilò uno dei suoi fratelli. “Sarò tutto quello che ...
... vuoi”.
“Anche io …”. Faceva eco un altro. “Io pure …”.
Ad uno ad uno li invocai tutti.
Scopai la vicina di casa, la professoressa delle elementari, la migliore amica di Potnia e persino la madre della mia ex ragazza.
Godevo come un maiale e affondavo l’uccello dentro ai culi incantati di quelle piccole troie.
“Come sei maschio”. Mi dicevano. “La tua virilità … dammi la tua virilità”.
Chiamai l’ultima creatura, la feci accomodare ai bordi del masso e le spalmai una grossa quantità di sperma sul culo.
“Finalmente sei mia!” Dissi e, con gli occhi fuori dalle orbite, trombai la suora che, da piccolo, mi dava lezioni di catechismo.
Il mio cazzo era così grosso che a stento riusciva a violare la piccola fica intonsa.
“Che porco …” Urlava la sorella. “Sei proprio un porco … Sverginami!”.
E quando vidi il sangue dell’imene colarle tra le gambe e la vagina pulsare come una pianta carnivora non riuscii a trattenermi e scaricai nelle viscere della creatura tutto il contenuto dei miei coglioni.
“Ah…” Disse lui. “Si … si … Guarda il fiume, vedi quanto è più pieno … quanta virilità … quanta virilità”.
E, mentre ancora mugolava, si staccò da me, si librò in aria e raggiunse i suoi fratelli contro la parete lignea, riprendendo la sua danza scomposta sulla trave d’avorio.
Ancora scosso dall’orgasmo mi guardai tra le gambe.
Il mio uccello era gigantesco, lungo e spesso come un ariete e i coglioni gonfi penzolavano pesanti tra le cosce sottili.
“Dio mio … ...