1. Priapo e il sesso del diavolo


    Data: 14/01/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    Avevo sempre pensato di avere un bel cazzo.
    
    Un ariete duro, con una grossa cappella rosa e i testicoli proporzionati al mio fisico asciutto.
    
    Certo ero consapevole che un uccello di quelle dimensioni non avrebbe mai faticato a penetrare una vagina e che non l’avrebbe mai slabbrata come un elastico, ma ne andavo fiero perché, grazie a lui, avevo soddisfatto molte donne.
    
    Allo studio legale, ad esempio, la segretaria si fermava volentieri oltre l’orario di lavoro e, quasi tutti i giorni, sopra alla scrivania, dinanzi alla poltrona del potere, apriva le gambe e m’implorava di sfondarla.
    
    La pompavo con decisione e, spremendole i seni, le titillavo il clitoride fino a quando non mi svuotavo la nerchia.
    
    La mia virilità, insomma, era appagata e non avevo mai pensato che, un giorno, qualcuna avrebbe potuto metterla in discussione.
    
    Le prime ferite vennero quando Potnia, la collega etiope con la quale stavo uscendo, si decise ad offrirmi la sua conchiglia.
    
    Fremevo all’idea di scivolare in fondo a quella vulva africana ed ero emozionato come un adolescente all’idea di maneggiare, per la prima volta, il corpo di una femmina nera.
    
    Tuttavia, mi fu subito chiaro che la ragazza era avvezza a ben altri calibri.
    
    Quando m’insinuai nel suo fodero di velluto, infatti, lei si mostrò impassibile e rimase in silenzio per tutto il tempo che continuai a trombarla.
    
    Infine, evidentemente annoiata, sbuffò rumorosamente, mi montò in groppa e, cavalcandomi con vigore, mi ...
    ... portò all’orgasmo in pochi secondi.
    
    Ero profondamente deluso.
    
    “Ti è … piaciuto?” Le domandai imbarazzato.
    
    Ma non ottenni alcuna risposta.
    
    I successivi amplessi non andarono meglio.
    
    Potnia si mostrava sempre più infastidita dalla mia perseveranza e cercava di evitare ogni occasione d’intimità, mentre io più fallivo l’obiettivo di procurarle piacere e più m’invaghivo di lei.
    
    Una notte, dopo che per settimane aveva dato segni d’insofferenza, la donna si staccò dal mio abbraccio e, senza neppure pensare a farmi sborrare, si accese una sigaretta e si mise a sedere sopra al letto.
    
    “Non sento nulla Priapo”. Mi confessò con un filo di voce. “So che non è colpa tua ma … è veramente troppo piccolo per me … non riesco a farmelo bastare …”
    
    La guardai atterrito mentre lei, sadica, mi offriva lo spettacolo della sua orchidea spalancata.
    
    Mi aveva colpito nella mia identità di maschio.
    
    “Ma Potnia …” Provai ad obiettare. “Io … ti amo”.
    
    “Oh, anche io … moltissimo!”. Rispose. “Però così non riesco proprio ad andare avanti …”. Mi disse. “Cioè … non potrei sposare un uomo che non sa procurarmi l’orgasmo!”
    
    La guardai basito.
    
    “Allora mi stai lasciando?” Protestai ferito. “Perché non c’è altro da fare!” Osservai concreto. “Stai parlando di qualcosa che non potrà mai cambiare!”
    
    Lei piantò i suoi occhi dentro ai miei, liberò nell’aria una nuvola di fumo e, muovendo le labbra in un sussurro appena percettibile, mi interruppe.
    
    “In realtà qualcosa da fare c’è”. ...
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