Su come da una spiacevole torsione del pene possa nascere qualcosa
Data: 06/01/2020,
Categorie:
Etero
Autore: vellutoblu86, Fonte: Annunci69
... mentre un’altra donna lo sovrasta, cerca di ricordare il volto di quella ragazzina che gli fece fare lo stesso identico ragionamento sul Martini glass.
'Oh, convolvolo!
Rapisti il mio secchio
Devo cercare acqua.'
Com’era il volto di quella ragazzina? Ed ecco che scorge quello stesso sguardo nel viso della ragazza dai capelli corvino. E tutto si ferma. La ragazzina de L’Avana era lei, la ragazza dai capelli corvino, e il suo giovane viso affiorato dalla memoria va a sovrapporsi e fondersi con quello di adesso, più definito, più maturo, invecchiato, ma con gli stessi occhi. Quegli stessi identici occhi che non andavano d’accordo con il suo sorriso: il sorriso di una ragazza che lo schernisce per la sua fissazione sopra uno stupido bicchiere da cocktail in un bar del L’Avana. Il sorriso della ragazza delle polaroid. Era forse L’Avana lo sfondo di una di quelle foto? Era lei, non poteva essere che lei.
EPILOGO
E quindi Raimondo è venuto dentro covered e, dopo le solite chiacchiere di rito, sta andando a farsi una doccia. Al solito, in bagno, ha meticolosamente gonfiato il preservativo, e, dopo aver riempito la vasca del lavandino d’acqua, ve lo ha immerso per saggiarne l'integrità. Rassicuratosi, l’ha scaricato nel cesso (nonostante sia sconsigliato scaricare condom in un normale WC), ed e’ entrato nella doccia.
Era lei, n’è sicuro, era sempre stata lei. L’acqua della doccia come calda pioggia gli cola dalla testa lungo il corpo. Era sempre stata lei. Ha ...
... gli occhi chiusi sotto l’acqua che scorre e capisce di essere stanco di questo tran tran che è la sua vita sentimentale. Raimondo sotto una tiepida doccia, con i muscoli ancora un po’ indolenziti, si immagina la sua vita con la ragazza delle polaroid, il cui sorriso non gli pare più ostico, finto, distaccato, ma dotato di un nuovo fascino magnetico. La immagina seduta di fianco a sé, sul divano IKEA del suo salotto dal nome impronunciabile, che sotto una coperta guardano un film, nudi, anzi no, magari vestiti, dopo una dura giornata di lavoro. La vede nel parco che lo precede in bicicletta, e che si volta e ride durante la pedalata domenicale, i suoi capelli al vento. La vede di sbieco prepararsi un tè alla menta, in cucina, attraverso la porta scorrevole, semichiusa. Si vede con lei, nel letto, a chiederle cosa vorrebbe fare questa volta. E ancora, lei sul divano, a leggere un romanzo del cazzo di Jane Austen, e di nuovo seduta al caffè in piazza, con sua sorella e suo marito, e sua sorella che le chiede se vuole una sigaretta e lei fa di no grazie e le dice che è da un po’ che ha smesso di fumare. La vede ballare sul tavolino da caffè del salotto su Miles Davis, un po’ ubriaca, un po’ pazza. La vede camminare ridente, la sua pelle di perla sotto la luce asettica di una mattinata di pioggia. La vede ora stanca, febbricitante, in quello stesso inverno con una brutta influenza che gira. E adesso ridono sul divano e lei con quella sua point-and-shoot gli scatta un’istantanea che ...