Su come da una spiacevole torsione del pene possa nascere qualcosa
Data: 06/01/2020,
Categorie:
Etero
Autore: vellutoblu86, Fonte: Annunci69
... conto di non essersi ancora tolto gli occhiali.
Si figura in uno di quei film indipendenti americani, mentre parla ad un amico in un diner. 'And I was surprised I still had my glasses on, like, the glasses are often the first thing I usually take off'.
Glasses vuol dire sia bicchieri che occhiali. Che strana lingua l’inglese, pensa Raimondo. Molto ambigua. Glass però di per sé non è molto ambiguo, sarà quindi un vizio del plurale, se uno ti viene e ti dice glass implicitamente pensi al contenitore per liquidi. Tipo il Martini è un cocktail, ma come tutti i cocktail il Martini è di fatto solo uno degli ingredienti del Martini cocktail. Inoltre se uno poi considera che l’Espresso Martini, nonostante abbia Martini nel nome, non annovera il Martini tra gli ingredienti, la cosa diventa ben strana. Cioè i nomi dei cocktail han sempre a che fare con qualche ingrediente. Tipo se qualcosa è russo probabilmente conterrà vodka, a prescindere dal luogo d’origine. Il Black Russian, vodka e liquore al caffè, è di derivazione francese o belga, Raimondo non ricorda esattamente, ma sicuro il Moscow Mule è newyorkese, e non ha nulla a che vedere con la capitale della Russia se non il fatto che contiene vodka ed è nato durante la guerra fredda. Lei ansima, è prossima al climax quando Raimondo realizza che l’Espresso Martini si chiama in tal modo per via del bicchiere. Perché di fatto, ritornando ai bicchieri, il bicchiere da cocktail dalla caratteristica forma conica è noto come Martini ...
... glass. E quindi, ecco un cocktail che prende il nome dal contenitore e non dal contenuto.
Ed è in questo momento che Raimondo si rende conto che lo sapeva già: era arrivato dalla stessa identica riflessione, molti anni prima, quando era più giovane, più inesperto, e nel suo sguardo si riflettevano ancora sogni e progetti da tempo andati. Era in una stanzina sopra il bar di un hotel de L’Avana. Le finestre non avevano vetri, e quindi Raimondo aveva usato degli asciugamanti con inquietanti macchie rossastre per cercare di attutire il frastuono dei taxi improvvisati che sfrecciavano nella notte bollente.
L’afa intollerabile dello stanzino nel quale si stava facendo una ragazzina della sua età, l’aveva distratto. Bramoso di quel poco d’aria, privatagli dalle finestre tappate alla bene e meglio, l’aveva riportato al Mojito di quella sera, servitogli erroneamente in un Martini glass (normalmente il Mojito richiede un bicchiere tipo Highball, tutti sanno che i Long drink, come il Mojito, richiedono gli Highball), probabilmente un cimelio risalente ai tempi precedenti all’embargo.
Infastidito dall’errore del barista e dallo scarso quantitivo d’alcool nel suo cocktail, Raimondo si era messo a ispezionare la sala. La sua attenzione fu captata da una chioma nera che emergeva dietro a un gruppetto rumoroso di turisti turchi, e si lanciò verso di lei.
Aveva da poco cominciato a prendere il mento delle ragazze fra il pollice e l’indice prima di baciarle, e ora, in questa stanza, ...