Roberta
Data: 21/12/2019,
Categorie:
Trans
Autore: Laurencedarabia, Fonte: EroticiRacconti
... subito, solo che non ho con me i libri” “se ti va abito qui dietro nella piazza, ho i libri, le dispense e una fantastica lavagna che mia madre aveva recuperato da una scuola in demolizione”
Annuì “Io sono in collegio, per studiare dovremmo andare in biblioteca e non si potrebbe neanche parlare”.
In due minuti fummo davanti alla casa dove abitavo, rimase colpito, prima di entrare mi chiese “sei un principe?” risi e gli risposi “No, è di un principe squattrinato che non riuscendo ad affittare il piano nobile a un solo inquilino l’ha suddiviso in improbabili monocamere, a me è capitato il salone che da sulla piazza ma condivido il bagno con il mio vicino”.
Mi seguì, ero al primo piano e lo feci salire prima di me, non era galanteria ma voglia di guardargli il culo, arrivammo sul pianerottolo e aprii la porta di ingresso, lo feci entrare e percorremmo l’atrio e il lungo corridoio che portava al mio monolocale. Quando fu dentro fu ancora più affascinato, la stessa sensazione che aveva preso me la prima volta che ci ero entrato. La luce invernale irrompeva dal cielo sulla piazza e il pavimento a palchetto sembrava dorato. Guardò il soffitto affrescato e si affacciò alla porta finestra che dava sul balcone.
Mi guardò e sussurrò “E’ bellissimo, vorrei stare io in un posto così” pensai “see, non fosse che l’ingegnera del piano di sopra mi lascia fare la doccia da lei dopo che l’ho spazzolata due volte la settimana non mi laverei mai “; era una con dieci anni più di me ...
... che mi aveva consolato appena arrivato, si era instaurato un bel rapporto da scopamici.
“Proviamo a capire come possiamo studiare insieme” gli proposi “Potresti metterti seduto al tavolino con uno dei quaderni che ci sono lì e io inizierò a illustrarti alla lavagna le cose che ho già imparato. Hai seguito le lezioni?” “parecchie le ho saltate, sono arrivata con un mese di ritardo dal Sud America e non ho trovato nessuno che mi aiutasse a recuperare” non gli dissi che i torinesi sono così, si fanno gli affari loro e se non fai parte della loro cerchia è come se non esistessi, se ne era già accorto da solo.
Iniziai a illustrargli una chimica che al liceo non avevamo mai visto, gli parlai di elettroni e di moli, feci un mucchio di grafici di stato e scrissi alcune reazioni semplici, gli feci vedere a cosa serviva quantificare l’energia che entrava o usciva da una reazione. Ad un certo punto mi accorsi che era molto più utile a me di quanto credessi, finalmente padroneggiavo la materia senza tentennamenti. Nella fase dopo mi accorsi di quanto lui fosse intelligente e della sua rapidità di apprendimento. Spiegavo, prendeva qualche appunto e poi mi ripeteva tutto il ragionamento senza neanche guardare il quaderno.
Due ore passarono in un attimo, mi fermai e dissi “mi hai spompato, pausa, ti va un tè? Magari al gelsomino?” mentre preparavo il bollitore mise in ordine i suoi appunti in cinque minuti e mi disse “dovrò portarti un quaderno nuovo “naa” risposi “la pila da cui ...