Nata schiava (IV parte)
Data: 19/12/2019,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Asignoluc, Fonte: RaccontiMilu
Il giorno dopo mi furono consegnati degli abiti che avrei dovuto indossare per andare a prendere il padrone all’aeroporto. Si trattava di un top di cotone ricamato, molto grazioso, che terminava appena sotto alle mammelle lasciando scoperta la pancia, ed una gonna pareo di seta leggerissima lunga fino a metà polpaccio. Mi furono date anche della scarpe aperte con il tacco alto ma non altissimo come quelle che portavo abitualmente. Mi ordinarono di truccarmi normalmente e guardandomi allo specchio sembravo una normale ragazza carina di 22 anni; solo che io sotto ero completamente nuda, rasata, ferrata e tatuata e con la figa indolenzita per le continue frustate. Il collare mi venne lasciato ma poteva passare per una bizzarria giovanile. In auto la signora e suo marito mi spiegarono: “… Non possiamo certo portarti in giro vestita come una puttana….” Appena il padrone ci vide salutò la sorella ed il cognato senza degnarmi di una sguardo poi mi ordinò “Prendimi le valige!” Quindi li seguii all’uscita. Mentre caricavo le valige in auto mi diede una pacca sul sedere perché mi sbrigassi; poi mi prese per mano dicendo agli altri “… Scusate, arrivo subito!” e mi trascinò in un bagno del terminal. Mi attirò vicino a se poi infilò una mano sotto il top ad artigliarmi una mammella e con l’altra prese a palpeggiarmi le natiche da sopra il leggero pareo. Forzò leggermente la mia bocca con la sua lingua e quando aprii le labbra mi esplorò a lungo con la lingua baciandomi a lungo e ...
... profondamente.
“Tutte le telefonate di mio cognato mi hanno fatto venire voglia di te…” Mi disse, “Prendimelo in bocca e fammi venire, svelta!” M’inginocchiai e gli tirai fuori il sesso che sapeva leggermente di piscio e di sudore e cominciai a succhiarlo e leccarlo con impegno.
Poi in auto si volle sedere dietro con me vicino e continuò per tutto il tragitto a palpeggiarmi le mammelle e le cosce. Volle anche che aprissi il pareo per mostrargli la figa.
Il nuovo padrone, che aveva trentatré anni, abitava in un appartamento molto bello con un grande terrazzo pieno di piante. Appena entrammo in casa mi ordinò di mettermi nuda e di disfare le valige intanto che lui si faceva una doccia. Quando tornò in accappatoio si sedette in poltrona accendendosi una sigaretta: “Vieni qui, fatti guardare!” Capii che voleva toccarmi la figa e quindi, come ero stata addestrata e fare, mi avvicinai alla bracciolo della poltrona aprendo le gambe e accovacciandomi leggermente così che potesse ispezionarmela senza sollevare la mano. Apprezzò la cosa ma non fece commenti. Seguendo con le dita il disegno delle labbra gonfie ed arrossate dai colpi degli ultimi giorni mi chiese “Ti fanno male?” “Si signore… quando vengo frustata il dolore è fortissimo e poi la figa mi rimane indolenzita e dolorante tutto il giorno…” “Bene, ha ragione mio cognato, è carino vedertela così gonfia e rossa! E mi diverte anche che ti faccia sempre un po’ male. Da oggi dovrai sempre informarmi quando ti accorgerai che il ...