Danilo e federico - parte i: stasi (7)
Data: 03/10/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: vgvg91, Fonte: Annunci69
... boccate d’aria. Non riuscivo a respirare.
Mia sorella saltò sul posto: «Oddio Fede, cos’hai??». Mio padre si risvegliò dal suo torpore e cominciò a guardarmi allarmato. Mia madre si avvicinò prontamente, chinandosi accanto a me e poggiando una mano sulla mia gamba. «Tesoro, di’ qualcosa…».
Tentai, più e più volte, ma non ci riuscivo: sentivo di annegare nelle mie lacrime. Ero a pezzi, completamente rotto. Poggiai la testa sul bracciolo del divano e il mio pianto disperato continuò ancora per qualche minuto.
Mio padre era seduto sul bordo della poltrona, pronto a scattare in caso di emergenza, mentre mia sorella mi carezzava i capelli.
Mia madre tornò con un bicchiere d’acqua, che mi invitò a bere lentamente e a piccoli sorsi. Gradualmente mi calmai e ripresi a respirare regolarmente.
«Non credere di lasciarci così, senza una spiegazione. Parla, adesso». Il tono di mia sorella non ammetteva repliche, mentre i miei genitori annuirono nel medesimo istante.
Così raccontai, sin dal principio. Lasciando da parte i dettagli intimi e modificando la parte iniziale del mio racconto, più per difendere loro dal preoccuparsi che me stesso, mi sfogai. Più parlavo e più mi sentivo leggero, galvanizzato da quella operazione. Mi ...
... resi conto di aver represso troppe emozioni, troppi stati d’animo, senza mai avere la possibilità di condividerli con nessuno.
Terminai la mia storia, a cui fece seguito un pesante silenzio. Dopo qualche secondo, venne rotto dalla voce di mio padre, che alzandosi annunciò: «Vado a letto» e sparì nel buio del corridoio.
Mia madre scosse la testa nella mia direzione: «Lascialo andare, ha solo bisogno di metabolizzare» e si sedette accanto a me.
«Lo ami?» chiese mia sorella.
Non risposi. Se avessi detto di sì, avrei mentito a me stesso; non amavo Danilo, come avrei potuto. Non c’era stato modo di coltivare un rapporto degno di tale nome. Anzi, a dirla tutta non ero nemmeno sicuro di poter definire quella situazione indescrivibile come “rapporto” di qualsiasi tipo. Eppure, eppure… qualcosa dentro di me mi impedì di pronunciare un “no” secco. Mi limitai ad asciugarmi il viso madido di lacrime.
«Sei un coglione» aggiunse lei.
«Perché?» feci io, guardandola con espressione interrogativa.
«Ti avevo chiesto di raccontarmi tutto, una volta a Milano. Invece a malapena mi hai inviato due messaggi. Ergo, sei un coglione».
Scoppiai a ridere, mentre mia madre mi avvolse in un abbraccio e mi baciò la tempia. Ero in paradiso.