1. Danilo e federico - parte i: stasi (7)


    Data: 03/10/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: vgvg91, Fonte: Annunci69

    ... così entrai per acquistare i due capi e indossarli il giorno di Natale.
    
    Tornato nel mio appartamento, comprai senza indugio il biglietto del treno e mostrai a mia madre con un messaggio l’ora di arrivo presso la stazione del mio paese natale. Avrei passato lì l’intero periodo natalizio. Avevo bisogno come mai prima del calore dei miei affetti più cari, di abbandonare per un po’ la grigia vita milanese che mi aveva travolto e sommerso inesorabilmente. Il mio dito scorse automaticamente le chat seguendo una precisa operazione automatica, finché non aprii quella con Danilo. L’ultimo messaggio risaliva a qualche settimana fa, la sera della cena aziendale, ed era scritto da me: “Un paio di minuti e scendo”.
    
    Un paio di minuti erano tutto il tempo che avrei chiesto per rivederlo.
    
    Quando varcai la porta di ingresso di casa, sentii mia madre ai fornelli. Il dolce aroma di biscotti natalizi investì le mie narici: sono a casa, finalmente, pensai sollevato. Mi affacciai in cucina e, sorridendo, la vidi parlare al telefono mentre metteva una pentola sul fuoco.
    
    «Sì Chiara, ho capito… Ho capito! Non appena riesci, vieni a casa!» e chiuse la chiamata con una vena di impazienza, sbuffando.
    
    Chiara era mia sorella maggiore, aveva 32 anni e lavorava in un’azienda nell’ambito delle risorse umane.
    
    «Ma’…» feci io, facendola sobbalzare sul posto.
    
    «Fede, ma ti sei rincoglionito!?». Risi, mentre si portava una mano sul petto.
    
    «Oh, andiamo ti sei spaventata per così poco? ...
    ... Sapevi che sarei arrivato oggi!».
    
    «Poggia la tua roba in camera, tra poco si mangia» mi disse, riprendendo a cucinare.
    
    Mia madre era una donna dura, che aveva sempre centellinato le sue dimostrazioni d’affetto nei nostri confronti. A dirla tutta, forse potevo dire di essere stato coccolato più di Chiara. Perciò, quell’accoglienza non mi lasciò sorpreso. Levai gli occhi al cielo e mi recai in camera mia.
    
    Tutto era rimasto così come lo avevo lasciato mesi prima. Poggiai la valigia accanto alla scrivania e mi gettai sul letto, la testa affondata nel cuscino. Rimasi così per qualche minuto, godendomi la ritrovata tranquillità.
    
    Quando Chiara arrivò per pranzo, mi diede un forte abbraccio e mi scrutò in viso: «Che hai?» mi chiese, lievemente preoccupata.
    
    «Sempre con la tendenza a psicanalizzare tutto e tutti? Sto bene!» risposi con un sorriso, tentando di tranquillizzarla.
    
    Il pranzo fu piacevole: mi era mancata la cucina della mamma e parlammo di un po’ di tutto. Del lavoro, dell’ambiente milanese, del tempo, della differenza abissale di servizi tra nord e sud. Ero talmente contento di essere tornato a casa che riuscii a sopportare tranquillamente una delle cose che odiavo di più, i discorsi qualunquisti. Finché non si arrivò all’argomento che, fra tutti, avrei voluto evitare e che me li fece rimpiangere.
    
    «Scommetto che hai conosciuto qualche collega carina» fece mia sorella, ammiccando.
    
    «Non ho conosciuto nessuno» replicai, distogliendo lo sguardo. «Le mie ...
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