Lisa o del piacer d’essere schiava
Data: 25/09/2019,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Sesso di Gruppo
Autore: Lusignano, Fonte: RaccontiMilu
... carne arrossandola e irritandola, mentre la povera schiavetta si contorceva e gemeva, ma cercando comunque di mantenere la posizione. Purtroppo al diciottesimo colpo non riuscì più a resistere e si coprì il sedere con le mani; peccato davvero perché il padrone aggiunse: “Ah, mi ero dimenticato di dirti che per ogni interruzione non gradita raddoppierò il numero di colpi; ora fanno sessanta”. Lisa colpì con una mano il tavolo, in un moto di frustrazione, ma ripresa lesta la sua posizione per evitare conseguenze peggiori.
I colpi ripresero, lenti, implacabili e ben distribuiti su quel bel sedere. La carne si arrossava diffusamente e le note di rosso si facevano sempre più intense, accompagnate dalle prime vivide escoriazioni. La sventurata si muoveva scomposta, scalciava, piangeva e continuamente, ma in modo incomprensibile, si lamentava. Solo le mani restavano disperatamente aggrappate ai bordi del tavolo, per resistere alla tentazione di ripararsi dai colpi.
“…Di tanto in tanto Senja tenta di finirla
dice risparmio e parto parto per l’India
ma poi l’unico viaggio che Senja farà
è quello con il trip che il suo angelo le da’…”
Scorreva la canzone quando, giunti a circa cinquanta colpi, Lisa cedette al dolore, coprendosi i fianchi con le mani e cadendo in ginocchio davanti al suo padrone; le lacrime rigavano il suo tenero viso e il suo sguardo implorava quella benevolenza che a parole non poteva richiedere.
Il padrone non sembrò impietosirsi e chinatosi ...
... sul suo volto si limitò a dirle: “Ora fanno centoventi, ma che tenera debolezza”. Lisa scosse rapidamente la testa, ma rimase impietrita di fronte allo sguardo penetrante del suo padrone e alla sua smorfia di fastidio; “No, nel senso che 120 sono poche?”, soggiogata rispose con evidenti cenni di assenso chiedendosi come avrebbe mai potuto giungere alla fine del supplizio, ma non ebbe coraggio di fare altro che rimettersi, dolorosamente, in posizione. I colpi calarono nuovamente, ma leggeri e ben cadenzati, perché il giovane non aveva nessuna intenzione di infierire, però, ogni carezza del frustino rappresentava comunque una stilettata di dolore in quel bruciore uniforme che arroventava il suo culo arrossato. Dopo un’altra ventina di colpi, Lisa si accasciò nuovamente a terra, chinandosi ai piedi del padrone per implorarvi pietà. Era sfibrata.
Il padrone comprese, posò il frustino, la liberò dalla ball-gag e teneramente l’abbracciò. Restarono lì a cullarsi, entrambi rapiti dai rispettivi pensieri, mentre il dolore, che attanagliava le parti intime di Lisa, sembrava trasfigurare in uno stato di profondo benessere.
Le melodie dei Prozac+ accompagnarono quello strano abbraccio d’amore finchè il giovane non invitò la sua cagnetta a congedarsi. Lei ubbidiente si rivestì, regalando smorfie di dolore ogni qualvolta i vestiti toccavano le sue carni segnate dal frustino e dopo riverenze e promesse di fedeltà, si ritrovò a ridiscendere i pochi piani di scale che la dividevano dal ...