1. Lisa o del piacer d’essere schiava


    Data: 25/09/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Sesso di Gruppo Autore: Lusignano, Fonte: RaccontiMilu

    ... marginalmente in classici rapporti sessuali, anzi potremmo dire che il sesso tra i due si risolveva solamente in un saltuario abuso della bocca della giovane.
    
    Quella sera Lisa, come talvolta le capitava, era uscita un poco prima dal lavoro per andare a casa del suo padrone e attenderlo come si conviene, cioè in decollete con tacco a spillo, autoreggenti fini, minigonna leggera e provocante, camicetta con gustosa scollatura e niente biancheria intima. Nell’attesa si dedicò a rassettare la casa e intavolare la cena, da servizievole cameriera. Quando il padrone annunciò il suo arrivo, lei si pose diligentemente in ginocchio, accanto alla porta e non appena questa si aprì, s’inchinò a baciare le scarpe del suo signore, ricevendo una carezza come ringraziamento. Dopo essersi cambiato e aver divorato la cena, il giovane andò a frugare nella sua personalissima cassetta degli attrezzi, estraendone una corda e un mucchietto di pinze e mollette. Lisa, essendo voltata di spalle, non aveva potuto vedere cosa stesse maneggiando il padrone, ma soltanto il pensiero di un nuovo perverso gioco bastò ad accendere in lei l’eccitazione che le sembrò propagarsi fisicamente attraverso il calore montante dal suo ventre che raggiunse i suoi seni e in ultimo incendiò il suo cervello, sempre pronto a buttarsi tra le fiamme della passione. Lui la invitò ad inginocchiarsi e lentamente le sbottonò la camicetta che volò sul tavolo; iniziò quindi a strizzarle i seni, così sodi e pieni tra le sue mani ...
    ... fameliche. Quindi, incrociate le braccia della schiava dietro la schiena, le legò saldamente tra loro unendole in un’unica morsa alle caviglie. Lisa si trovò così bloccata in ginocchio e nella posizione ottimale per esporre i suoi seni alle torture pensate dal suo padrone. Il giovane, infatti, iniziò con lentezza esasperante a strizzare e torcere i capezzoli della giovane, che però reagirono in modo consono allo stato mentale di profonda eccitazione che l’animava; perché Lisa, pur non amando il dolore, non sapeva resistere all’eccitazione che le provocava l’essere legata e in balìa del suo padrone. Così quel corpo si bagnava di piacere, mentre il padrone iniziava a tormentarlo con tante mollette di legno, disposte a raggera attorno ai seni. La pelle era tesa e segnata dalle mollette, che, ogni tanto, il giovane si divertiva a strappare rudemente provocando gridolini di dolore. Venne quindi il turno delle pinzette di ferro che strinsero in una dolorosissima morsa i capezzoli turgidi della schiava. Il giovane allentò e aumentò la pressione infinite volte, logorando la resistenza al dolore della sua creatura, per poi stringere definitivamente la morsa ed iniziare a torcere i capezzoli con crudeltà. La pressione sui seni, la pelle tirata, i capezzoli ipersensibili e crudelmente strizzati, provocavano un dolore martellante che colpiva la mente di Lisa e beava l’animo del padrone. Dopo un po’ liberò i capezzoli e iniziò una piacevole stimolazione della figa che fu profanata da due ...
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