Il difficile percorso di deborah 2
Data: 29/08/2019,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... chiesi a Gianni, stavolta in atteggiamento lacrimevole e sofferente, se qualche volta poteva passare a salutarmi; guardò Franco che accennò di sì.
Cominciò così una via crucis che mai avrei potuto neanche immaginare negli incubi peggiori; nei giorni di maggiore affollamento, arrivai ad essere scopata, in bocca, in figa o nel culo, fino a venti volte, con assalti veloci e animaleschi, senza nessuna umanità, con maschi allupati che venivano a sfogarsi dentro di me come andavano a pisciare in un pubblico orinatoio, in fila ordinata, succedendosi a raffica senza darmi il tempo di lavarmi, chiavando spesso sulla sborra del precedente.
Mi andava addirittura bene nei giorni ‘di stanca’, quando un cliente più esigente si prenotava per una o due ore; anche in quei casi però, non era raro che si trattasse di maniaci che mi sottoponevano a prove snervanti, scopandomi dovunque e in ogni modo; per buona sorte, erano proibiti i giochini sadomaso e non dovevo affrontare prove dolorose o pericolose; qualche notte dovetti passarla a farmi montare da clienti che lo richiedevano ed erano autentici tour de force con maschi imbufaliti.
Conobbi ogni genere di cazzo, perché era imprevedibile cosa tiravano fuori dal pantalone quando era il momento di fottere; non potevo obiettare niente di fronte a dotazioni cavalline che godevano a slabbrare tutto quello che già era slabbrato dall’uso; arrivai alla nausea totale del cazzo; soprattutto, e inutilmente, rimpiangevo fino alle lacrime le ...
... lunghe e deliziose fasi di preliminari che Gianni mi regalava con tutto l’amore di cui era capace e che era davvero tanto, come ero costretta a riconoscere.
Era di lui che provavo ormai la sola vera, dolorosissima nostalgia; mi aveva lasciato intendere che sarebbe passato almeno a salutarmi una volta; e vivevo con quella speranza; sapevo che non poteva intervenire per aiutarmi in qualche modo; ma mi attaccavo alla speranza che almeno venisse a prendere un caffè con me, a parlarmi forse della sua vita attuale e del ricordo che anche lui, speravo, aveva dei nostri momenti migliori; la fisima della sua perversione era uno dei ricordi che volevo cancellare.
Mantenne fede alla promessa, perché lui rispettava gli impegni; un mercoledì pomeriggio si presentò alla reception; era un giorno di stanca e non avevo clienti; la tenutaria mi fece chiamare e mi lasciò con lui; gli dissi che volevo prendere un caffè con lui, lontano da quell’ambiente, in un posto normale, come una coppia serena che fosse uscita per una passeggiata; sapevo che era una richiesta difficile, perché Cesira era un Cerbero; ma contavo sulla forza morale di Gianni che sapevo notevole.
Riuscì a convincere la mia guardiana che aveva il diritto di passare con sua moglie dieci minuti in libertà e ne ottenne l’autorizzazione; uscii dalla villa coperta da una vestaglia più coprente che non mi esponeva allo sguardo di tutti; salimmo in macchina e mi appoggiai alla sua spalla mentre guidava; mi bastava sentire il calore ...