1. Grazie Mimmo


    Data: 14/08/2019, Categorie: Erotici Racconti, Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Etero Tradimenti Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu

    ... qualunque cosa…
    
    Solo dopo qualche minuto, mentre stava annoiandosi controllando le solite e-mail sul telefono, finalmente Mimmo comparve. Cecilia balzò in piedi, allibita: non si aspettava certo un adone o qualcosa del genere, ma quello… La statura non era maggiore della sua, e probabilmente la circonferenza della vita la superava. Si muoveva dondolando, in un completo grigio topo stazzonato, sporco e con macchie di sudore, a momenti incapace di attraversare la porta. Sudava, ed i capelli, i pochi capelli, di un castano asfittico, erano attaccati alla fronte. Il doppio mento sembrava un ingrossamento della tiroide, con i radi peli della barba che sembravano le spine di un cactus.
    
    “Dev’essere uno scherzo”, si disse Cecilia, sgranando gli occhi e fissando quell’incubo.
    
    – “Spogliati” non te l’ho detto? – sbottò l’altro, scoprendo che era ancora vestita. Non era difficile capire che non era tanto una domanda quanto un ordine. – Vieni a berti il latte ma non vuoi farti scopare, puttana?
    
    La donna non riusciva a capire cosa stesse accadendo. Sarebbe fuggita da quella scena di un film horror di poche pretese se l’immagine delle sue amiche, che avevano giurato di essersi fatte fottere da Mimmo, non la stessero beffeggiando, tenendosi la pancia per le risate mute che scuotevano le loro membra. “Ma non possono davvero…”
    
    Non ebbe il tempo di finire il pensiero che il presunto grande amante fece un impossibile balzo in avanti, l’afferrò per i capelli neri e la spinse a ...
    ... terra, gettandola sulle ginocchia.
    
    – Cazzi tuoi se non vuoi spogliarti – disse lui. – Le luride puttane sono luride per un motivo. – Una mano sbottonò i larghi calzoni che caddero a terra, seguiti da un paio di mutande che imploravano di annegare in una lavatrice.
    
    Nell’odore di putrido che proruppe dall’inguine dell’uomo si alzò un cazzo mostruoso, qualcosa che arrivò a spaventare Cecilia. Era lo stesso che appariva nelle foto, e se su schermo l’aveva fatta bagnare come una fontana, in quel momento, dal vivo, le incuteva lo stesso terrore che avrebbe causato la visione di un serpente velenoso. – Apri quella bocca, troia. – le impose lui, strattonandola per i capelli castani. – Sei una bella puttanella, forse un po’ troppo magra per i miei gusti, ma sfonderò il tuo culo e diventerai mia per il resto della tua vita.
    
    Uno schiaffo si schiantò sulla guancia dalla pelle olivastra di Cecilia perché non era stata abbastanza svelta nell’eseguire gli ordini. Lei, spaventata, tremante, discostò appena le labbra, indecisa, fissando timorosa quel cazzo che sembrava un missile puntato verso di lei.
    
    Mimmo non aspettò che la bocca si aprisse ulteriormente: spinse la testa di Cecilia sulla cappella e le si insinuò in bocca. Lei sentì quel pezzo di carne disgustoso sprofondarle tra le fauci, appiattirle la lingua e farsi strada come un ariete tra le sue tonsille. Terrorizzata, provò a fare leva con le mani sulle gambe grasse dell’uomo, ma un secondo schiaffo, ancora più forte, la fece ...
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