L’ira dei buoni 1
Data: 12/03/2018,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... per lo meno.
Incrociai Carlo che, premuroso, mi chiese se volessi andare in bagno a rimettermi in ordine visto lo stato in cui mi trovavo; non volli capire, o forse ero così rincretinita che davvero non capii, che mi stava dicendo apertamente che già sapeva tutto; sgarbatamente gli imposi di salutare i suoi stupidi colleghi e di andare via
Sulla strada di ritorno, mio marito mi chiese ancora una volta se avessi qualcosa da dire; lo mandai al diavolo; mi commentò che il libero arbitrio era dato soprattutto per sbagliare; se si decideva di farlo con coscienza di peccare, le conseguenze sarebbero ricadute su chi sbagliava; gli urlai di tenersi per se le prediche; l’ultimo avvertimento che non volli cogliere fu di stare attenta al sedile perché senza slip stavo macchiandolo.
Passarono inutilmente tre anni; scoperto il sesso con una mazza vera, me ne appassionai e da quel momento, almeno una volta alla settimana, quando coincideva la mattina di libertà per me e per Francesco, in contemporanea, passai lunghe ed intense ore con il mio amante nel talamo nuziale dove ormai concedevo il ‘minimo sindacale’ di una copula settimanale a mio marito; mi meravigliavo che non parlasse dell’argomento, ma neppure mi accorgevo dei segnali precisi che mandava.
Per incontrare Francesco e organizzarmi per la copula successiva, avevo preso l’abitudine di andare a prendere un caffè, ad orario stabilito, in un bar vicino alla fabbrica; sapevo che talvolta ci andava anche Carlo ma la mia ...
... arroganza mi induceva ormai a trattarlo a pesci in faccia; un incontro casuale con lui e con un suo dipendente non gli avrebbe consentito di fare il benché minimo commento; in caso contrario, lo avrei trattato male in pubblico.
Quello di cui non mi ero accorta, era che molto più spesso di quanto pensassi, lui se ne stava in un angolo nascosto a bere il suo caffè leggendo il giornale ma, soprattutto, chiacchierando con evidente interesse con una ragazza che serviva ai tavoli, che scoprii essere una polacca immigrata, Veruschka, della quale tutti i dipendenti che frequentavano il locale erano certi che l’alto dirigente fosse segretamente innamorato.
Il gioco paradossale del caso fece sì che una volta capitassimo allo stesso tavolo, nello stesso momento, io, Francesco e Carlo che era sopravvenuto; si sedette disinvoltamente e ci trattò dall’alto in basso, come gli competeva per ruolo; quando arrivò Veruschka per le consumazioni, ci fu un intreccio di sguardi che stupidamente non capii; poi avrei scoperto che la polacca era la compagna di Francesco che lui ignorava assai più di quanto io facessi con mio marito.
Carlo fece un segno al proprietario, sul quale aveva sicuramente un ascendente, ed obbligò la ragazza a occupare la quarta sedia del tavolo; lei esitò e guardò il padrone che le fece larghi cenni di assenso; odiai mio marito per il potere che possedeva e che riusciva ad esprimere con pochi gesti; godetti intimamente all’idea che lo cornificavo e che lo avevo fatto ...