L’ira dei buoni 1
Data: 12/03/2018,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... l’utero; io avevo sentito spesso il mio sollecitato dal sesso di Carlo, quando mi penetrava analmente; misi da parte le ubbie e mi concessi al suo modo di amare con tutto l’entusiasmo dei miei giovani anni e mi convinsi che l’amore che mi dava lui era sufficiente.
Mi ero intanto stancata di fare la massaia parassita, dopo tre anni di bengodi classico a svuotare le carte di credito di mio marito; decisi di trovarmi un lavoro, ma, per la prima volta nella nostra storia, dissi chiaro a Carlo che me lo sarei cercato io anche al di sotto delle mie qualità; non volevo continuare a dipendere da lui nemmeno per la quotidianità; sapevo che era una stupidaggine, perché il mio salario copriva a malapena qualche spesa superflua; ma era la prima delle mie ottuse ribellioni.
Una sera Carlo, con la sua solita insopportabile bonomia e chiarezza logica, cercò di spiegarmi che inalberarsi con le arroganze portava solo a rotture; che forse sarebbe stato meglio essere chiari e logici; feci finta di concordare e tra me e me lo mandai al diavolo; se ne rese conto e mi ribadì che lealtà e chiarezza sono alla base della pacifica convivenza; feci ancora la faccia della bambina che si finge persuasa; si limitò a concludere con la citazione biblica ‘attenta all’ira dei buoni’.
Mi lanciai con entusiasmo nel nuovo lavoro, anche se sentivo la coscienza sporca per la stanchezza a fine serata, dopo un turno massacrante alla cassa di un supermercato di periferia da raggiungere con due autobus in ...
... coincidenza; il tutto, per poter comprare si e no qualche slip e reggiseno; per un paio di scarpe, di quelle che sceglievo di solito, sarebbero stati necessari due salari, mentre a me era sufficiente esibire la carta di credito di mio marito; riuscii a soffocare la coscienza anche di questo.
Pazientò per un paio di anni, mio marito; cercava anche di trovare momenti in cui potessimo incontrarci, visto che lui di giorno lavorava e io la sera ero troppo stanca per dedicarmi a lui; ma forse non volevo più accontentarmi del suo pisello, visto che il desiderio puntava ora ad un sesso che mi regalasse le emozioni di cui avevo sentito parlare senza averle ancora sperimentate; fino a quel momento, l’idea del tradimento non mi sfiorava.
Il crollo avvenne in maniera del tutto imprevedibile, la sera che Carlo mi invitò a partecipare, con lui, alla festa sociale in fabbrica; accettai solo per esibirmi come la moglie del terzo dirigente, dietro solo all’A D e al suo vice; il mio orgoglio, in quei casi, mi imponeva di esibire il ruolo come carta vincente per brillare; in realtà, era un autentico mortorio con pochi capannelli di adulatori intorno ai capi e una torma di operai a caccia di cibo e di donne.
Uno mi impressionò per il notevole pacco che esibiva volentieri e si carezzava in continuazione; intuii che poteva corrispondere all’oggetto del mio desiderio; ne ebbi conferma quando me lo sentii pressato tra le natiche, in un momento di ressa; fu un attimo, ma bastò a farmi scattare ...