Il ricatto - parte 1 di 3
Data: 10/03/2018,
Categorie:
Scambio di Coppia
Autore: alebardi, Fonte: Annunci69
... appena lei completò la frase.
“Edo mi vuole portare in un motel. Ha detto che mi vuole scopare.”
In una frazione di secondo venni sconvolto da mille domande alle quali non ebbi il tempo di dare risposte. L’uomo che si chiamava Edo si era già alzato, e tenendo per mano la Benny aveva fatto alzare anche lei. Un secondo dopo le aveva allungato il braccio dietro la schiena e la stava stringendo a sé tenendole la mano sul fianco, come fosse stata cosa sua.
Incrociai gli occhi di lei, che nella semi oscurità di quel locale mi parvero ancora più chiari di quanto non ricordassi.
Mi sorrise, prima di insistere.
“Dai, vieni.”
Anche la moglie di Edo stava sorridendo, e pochi istanti dopo stava dicendo: “Seguiteci, vi portiamo in un posto qui vicino.”
Ci ritrovammo sul marciapiede quasi senza che me ne fossi accorto, con le luci dei lampioni troppo lontane per consentirmi di dare un contorno definito ai due signori che ci stavano parlando mentre tenevo per mano mia moglie, come per riaffermare un senso di proprietà che avevo perso troppo a lungo.
Alle nostre spalle la porta del club privè si era richiusa e ci aveva lasciati soli. Quattro persone che si scambiavano poche parole condite da molti sorrisi e da un’unica espressione perplessa; la mia.
Fu solo quando quei due entrarono in una Mercedes nera, elegante quanto loro, che riuscii a sbloccarmi.
“Benny, cazzo, ma sei impazzita?”
Il suo sorriso era disarmante.
“Dai, Vale. Facciamolo.”
“Ma ...
... Benny…”
“Me l’hai promesso. È il mio regalo.”
“Sì, ma…”
“E poi mi sembra che ti possa divertire anche tu. Quella donna è bellissima.”
Non riuscii a dire nient’altro. La Mercedes aveva iniziato a illuminare la nostra presenza con un paio di lampeggiate dal significato inequivocabile, al quale mia moglie rispose prendendomi per mano e tirandomi di peso dietro di sé, diretta alla nostra auto.
“Dai, andiamo. Hanno detto di seguirli.”
Non me ne ero nemmeno accorto.
Non potevo ancora crederci, ma pochi minuti dopo stavo guidando nel cuore della notte dietro a una Mercedes nera, diretto non so dove, sperduto nella più anonima periferia milanese e con un’unica certezza in testa: di lì a non molto avrei visto la donna che amavo godere tra le braccia di uno sconosciuto cinquantenne che l’avrebbe impalata davanti ai miei occhi.
Non ci mettemmo più di dieci minuti ad arrivare al luogo che quell’uomo aveva scelto come destinazione.
Dieci minuti che io e la mia dolce metà passammo in un silenzio carico di tensione. Non ci dicemmo assolutamente nulla. Le uniche parole che riuscii a dire furono: “Stiamo facendo una cazzata” ma la mia affermazione non suscitò nessuna reazione, e il silenzio tornò padrone del nostro abitacolo.
Eravamo diretti a un Motel che si chiamava “Mercurio”, un nome assurdo per un posto equivoco.
Ci fermammo davanti a una sbarra, e vidi che dal finestrino anteriore sinistro dell’auto che ci precedeva stava spuntando una mano intenta a digitare un ...