1. La Caduta. Oltre il Confine. Tempesta.


    Data: 10/07/2019, Categorie: Etero Sesso di Gruppo Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... accogliermi come se non avesse mai voluto lasciarmi andare. Fatma respirava ansimando, la bocca aperta, parole smozzicate nella sua lingua sussurrate ai venti di una notte placida. E a quegli stessi venti consegnai il mio gemito finale quando, con Fatma sotto di me, godetti dentro di lei.
    
    L’indomani non parlammo molto. Passammo la mattinata insieme, a ricomporre tra carezze e baci un rapporto che avevo temuto perso. A pranzo, Izabel mi fece un occhiolino. Capiva. Forse più di quanto amassi pensare. Forse, per un istante, avrebbe voluto essere al posto di Fatma, non solo nel nostro talamo, ma nel mio cuore. Anche altri della ciurma mi sorridevano, sornioni, complici. Parevano lieti del mio essermi riappacificato con Fatma. Il pomeriggio aiutai alle vele. Il vento incalzava crescente, Tork non parlava molto. La nave ci seguiva ancora e le nubi all’orizzonte parevano minacciose. -Tempesta.-, sentenziò un marinaio dalla pelle cotta dal sole. Non era Romaneo. -È un male o un bene?-, chiesi. -Entrambi. Bene perché chi ci segue in difficoltà. Male perché anche noi…-, la sua scarsa padronanza della lingua rese ben chiaro il problema. Annuii. Cenammo in silenzio. Improvvisamente ebbi un presentimento: quella tempesta avrebbe cambiato tutto. Ogni cosa. Ma non volevo, non volevo che accadesse. Non ancora.
    
    Il lavoro a bordo passava quasi senza che me ne accorgessi e spesso mi dimenticavo dell’incombere della minaccia su di noi. D’altronde, la gioia di avere con me Fatma era ...
    ... enorme, tanto da farmi desiderare, pur segretamente, di gettare per davvero la Prima Lama nell’oceano e dimenticarmi di quell’assurdo fardello! Il desiderio era tale! Tale! Socrax me l’aveva detto ma era difficilissimo resistere al richiamo della normalità, così simile al canto di antiche sirene. Saranno mai in grado i normali di conoscere la gioia della loro condizione? Non volevo però abbandonare quella speranza di normalità, il desiderio di una vita con Fatma al mio fianco, libero di vivere una vita quieta. Speranza che si rinfocolava ogni volta che il mio sguardo si posava su di lei. Speranza che ci accingevamo a celebrare la sera, dopo cena, nella nostra cabina. Vi stavo andando quando mi passò accanto Amea. Gli occhi verdi della donna parvero trapassarmi. Fuoco puro. Notai che non portava reggiseno e che la scollatura era tutt’altro che avida. Mio malgrado, mi sentii eccitato. Amea sorrise. -Hai fatto pace con la tua compagna…-, disse, -Sono felice per te. Ma sappi che… occhio non vede, cuore non duole, così dicevano gli antichi popoli.-. -Ho fatto la mia scelta. Sono intenzionato a restare fedele.-, risposi. -Mh-mh…-, fece lei. Schioccò appena la lingua, facendo un passo indietro. Il suo abito era elegante per gli standard di una nave. La camicetta che indossava era sottile e anche i pantaloni parevano disegnare il suo fisico, come le fossero stati dipinti addosso. -Voi uomini siete sempre fedeli e retti, almeno finché non decidete il contrario. E basta poco, credimi. Sai ...
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