La Caduta. Oltre il Confine. Tempesta.
Data: 10/07/2019,
Categorie:
Etero
Sesso di Gruppo
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
Cambiammo dunque rotta, verso l’oceano esterno. Le isole amiche svanirono dall’orizzonte, sostituite presto dalla distesa d’acqua. La vedemmo al secondo giorno: una nave. Solitaria, veleggiava verso la nostra. Noi non rallentammo. Giustamente, Tork decise di evitare lo scontro, continuando a veleggiare verso l’Oceano Esterno. Molti osservavano quella nave, chiedendosi perché ci seguisse, forse temendo o pregustando la violenza che sarebbe esplosa quando ci avrebbe raggiunti. Io no. Io sapevo perché ci seguivano, o quantomeno ero abbastanza sicuro. Venivano per me. Per la lama che nascondevo. Avrebbe mai avuto fine, quel tormento? Fatma mi guardò, uno sguardo che non celava domande, solo una brutale, assoluta verità. “Vengono per te, per quel coltello”, questo dicevano i suoi occhi “È colpa tua”. -Riusciremo a seminarli?-, chiese Izabel a Tork. Erano poco distanti sul ponte. Il viso del capitano parve incupirsi. Rifletté per un po’, poi… -Per ora no, ma ad est vi è un braccio di mare pieno di secche e stretti. È possibile provare a liberarcene là.-, rispose infine. Si rivolse all’equipaggio, dando ordini. Io fissavo la nave con timore. Era gente di Aristarda? Gente di qualcun altro? Giunsi a sperare fossero solo pirati, predoni. Ma non ci credevo molto: l’Oceano Esterno era noto per essere tomba di molti predoni e marinai inesperti. Uno non si avventurava attraverso di esso senza buone ragioni e un’ancor migliore esperienza nautica.
La cena a bordo si consumò in un clima ...
... teso. Persino Izabel, che sapevo essere gaia e loquace pareva aver perso parte della propria allegria e spacconeria. Amea, poco distante, piluccava il piatto, concedendosi qualche occhiata a vari membri dell’equipaggio. Fui anch’io oggetto di tali attenzioni ma mi sorpresi a notarle. Non si nascondeva. Evidentemente si sentiva spavalda. O forse il pericolo incombente la spingeva ad alimentare la lussuria per esorcizzare la paura. Buffo: di fronte al pericolo ci ricordiamo improvvisamente quale benedizione sia vivere. Ma quella lezione, e molte altre, ancora non l’avevo assimilata a dovere e avrei avuto modo di ripeterla. Numerose volte. Comunque, al termine della cena, andai verso il ponte. Non mi sorpresi a trovarvi Tork. Il capitano si era alzato presto dal tavolo, la verità era che aveva anche mangiato poco e chiunque aveva potuto constatare che non era sereno. Osservava la nave che ci seguiva, il cipiglio corrugato in un’espressione di evidente apprensione. Pur non volendo disturbarlo, si volse verso di me. -Alexander.-, disse a mo’ di saluto. -Capitano.-, risposi. Guardai verso la nave, -Non ci mollano, eh?-, chiesi. -Non ci mollano.-, rispose lui nella lingua corrente, -Speravo che la lontananza delle coste civili li avrebbe scoraggiati ma pare proprio che ce l’abbiano con noi.-. Improvvisamente mi resi conto che avrebbe potuto decidere di consegnarmi a loro, se avesse saputo del pugnale e del suo significato. -Sono predoni. Evidentemente la loro disperazione li porta a ...