La Caduta. Oltre il Confine. Tempesta.
Data: 10/07/2019,
Categorie:
Etero
Sesso di Gruppo
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... per farlo? -Non riesci a dormire?-, chiese una voce. Izabel. La bionda era appoggiata a una parete. -Non proprio. Neanche tu?-, chiesi con un sorriso che voleva esser cordiale. -Non dormo molto.-, disse lei. Si avvicinò, -Preferisco godermi la vita.-. -Lo capisco.-, nella mia mente si stava facendo strada un’idea, una subitanea comprensione. Non era un granché a capire le donne, ma… -Mh-mh.-, fece lei, -E quindi? Che si fa?-, chiese. Io sorrisi di nuovo. -La mia cabina è da questa parte.-, dissi. Lei si avvicinò ancora. -È lontana…-, sussurrò. Mi baciò. Di punto in bianco, senza se né ma. Mi schiaffò la lingua in bocca. Il suo alito sapeva di alcool. Era palesemente brilla, se non peggio. La sua mano si appoggiò sul mio sesso duro ma ancora avvolto dalle vesti. D’improvviso, un singulto ci fermò. Voltai il capo. Fatma mi osservava, gli occhi pieni di lacrime, il viso che esprimeva dolore e rabbia. Mi staccai da Izabel disgustato da me stesso. -Io…-, iniziai nella sua lingua. -Tu niente! Tu… Tu! Tu!-, la rabbia tracimava da Fatma con tanta violenza che la stessa Izabel fece un passo indietro, cautamente, -Tu sei… un maiale! Peggio! Sei un… Un..!!-, sputò una serie di parole nella sua lingua che non mi aveva insegnato e che sicuramente erano insulti di un certo livello, -Maledico il giorno in cui ti ho conosciuto, maledico il giorno in cui ti ho scelto e maledico me stessa per l’essermi concessa a te! Ti odio!!-. -Ehi, sorella, vacci piano: non è questione di fig…-, il ...
... ceffone che Izabel da Fatma mise fine alla frase. Mise fine a tutto quanto. Speranze, illusioni, riconciliazione. Tutto finì lì. Izabel si portò piano una mano alla guancia. Il suo viso divenne diverso. Irato. -Non mancare il prossimo colpo…-, sibilò. Fatma alzò le mani, dilettantescamente pronta. Io mi misi in mezzo. –Basta!-, esclamai. Notai solo a quel punto che c’era del pubblico. Gente dell’equipaggio che guardava. –Non c’è bisogno di lottare. Fatma…-. -Cosa? Cosa vuoi dire? Che ti spiace? Che non volevi? Evita!-, la voce di Fatma era intrisa di rabbia, di odio, di… tutto. E quel che era peggio era che me lo meritavo. Tutto. -Sei come tutti gli altri: non ti bastavo. Ed eccoti qua: a tradirmi con questa….-, altro vocabolo intraducibile a cui Izabel reagì con una sequela di insulti in dialetto hiberico. -Sì. È vero. Sono un essere ignobile…-, ammisi. -A dir poco! Sei un verme! Meno! Io ho perso tutto! Ti ho dato tutto!-, le lacrime fecero capolino. Io le vidi. Lentamente, le mani di Fatma si abbassarono. -Io ho perso tutto per te….- sussurrò, -Per quel coltello!-. -Coltello?-, chiese Izabel. E fu lì che decisi. -Sì! L’ho rubato, è vero! Sono un ladro e ora mi vogliono morto per questo! Ma non capisci? Possiamo venderlo! Farci una nuova vita! Devo solo trovare la persona giusta!-, mi sorpresi: avevo mischiato verità e finzione in modo tanto rapido da darmi la nausea. Avevo mentito a Fatma. Avevo mentito a tutti loro. E ora… Ora dovevo finire. -Io ti amo, Fatma. So che non ho ...