1. Sogni Proibiti


    Data: 06/07/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: Judicael Ouango, Fonte: EroticiRacconti

    ... parlargli, ma sarebbe stato troppo ardito. Avrei dato nell’occhio, era al centro dell’attenzione. Continuai a fissarlo fino alla fine della ricreazione. Poi, tornammo in classe. Lui, per il resto della giornata, ma anche durante la notte, mi rimase in testa.
    
    Armand si chiamava. Avevo sentito uno dei suoi compagni di classe chiamarlo nei giorni successivi. Armand aveva risvegliato in me la curiosità nei confronti delle persone del suo colore. Ma, in realtà, c’era anche qualcosa di diverso e intimo; il desiderio. Dacché da piccola ero solo curiosa, ora, era diverso. Dal primo momento, avevo capito che volevo quell’uomo. Il suo passo felino e potente, i suoi denti bianchi, le sue mani grandi, il portamento elegante, la fierezza del suo sguardo. Io lo volevo, accanto e dentro di me e, ogni volta che potevo, lo avevo con me nei pensieri, compagno dei miei più intimi giochi. La melanzana diventava nella mia mente il suo pene, l’eccitazione raddoppiava, mi toccavo i capezzoli immaginando fossero le sue mani e godevo come mai pensando a lui che mi prendeva selvaggiamente.
    
    I miei compagni di classe notarono ben presto il modo in cui lo guardavo e cominciarono a prendermi in giro.
    
    “Ti piace o nir eh?”, dicevano ridendo. Sì, mi piaceva, ma non potevo dirlo. Anzi, potevo, ma volevo evitare di essere presa in giro.
    
    Nell’immaginario collettivo, il nero è inferiore. L’unica ragione per la quale si poteva andare con un nero, era perché ce l’aveva grosso, il che faceva di te ...
    ... automaticamente una troia.
    
    Ma, in verità, più che gli altri, a preoccuparmi erano i miei, la mia famiglia. Mio padre era un brav’uomo, ma incarnava perfettamente la mentalità di un secolo fa. I tempi erano cambiati, ma i suoi modi erano rimasti antiquati. Non cucinava, non puliva, non caricava la lavatrice, né lavava i piatti. A volte, raramente, accendeva url camino, o faceva il caffè mentre io e mia madre eravamo occupate a sparecchiare e a lavare. I miei fratelli stavano crescendo a sua immagine, con le stesse concezioni. Non che mio padre fosse cattivo; era un uomo semplice che pensava che ad un brav’uomo servisse una brava moglie. Secondo il suo elementare concetto della vita, era suo dovere portare il pane a casa, com’era dovere di mia madre, curarsi della casa e dei figli. Una suddivisione di ruoli che riteneva equo. Ma, ripeto, era un uomo buono. Benché lo amassi e lo ami con tutto il cuore, non lo avrei mai voluto come marito. Come padre, sapeva farsi rispettare; parlava poco e sapeva incutere timore. Mia madre era la classica casalinga. Anche lei aveva studiato poco, quel poco che non le permetteva nemmeno di parlare bene italiano. Non me ne vergognavo, anzi, mi divertiva molto. Era una donna coraggiosa che amava suo marito, non una donna sottomessa e rassegnata. Si erano sposati per amore e non per costrizione e non lo aveva mai rimpianto. Nessuno dei due. Mamma era molto religiosa e, pertanto, per lei era importante il sacramento del matrimonio prima della ...
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