Sogni Proibiti
Data: 06/07/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Judicael Ouango, Fonte: EroticiRacconti
Sin da piccola ero affascinata dal colore dei loro corpi. Quella sorta di buio che sembrava aver avvolto anche le loro vite. Nessuno parlava di loro, perlopiù, erano i “vu cumprà” erano tollerati anche perché venivano considerati persino folkloristicamente divertenti. Sorridevano sempre, anche quando li si prendeva in giro, e riempivano sempre l’aria di gioia, ma nessuno sapeva molto di loro, nessuno era interessato ad approfondire. Si diceva che avevano il pene molto grande e venivano da un “paese” chiamato Africa. Solo alle medie avrei scoperto che l’Africa è un continente.
Mi piacevano quelle persone sempre abbigliate di tanti colori, erano gaie, allegre... eppure camminavano senza sosta per le spiagge col sole alto, trasportavano bancarelle enormi, spingendole senza apparente sforzo. Una forza a malapena celata dalle loro magliette troppo piccole per i loro bicipiti che si indovinavano chiaramente sotto il tessuto.
Nel corso dell’adolescenza, scoprii l’origine di quelle persone. Studiai la geografia e, per interesse personale, mi appassionai all’approfondimento del continente africano. Non c’erano ragioni particolari perché lo facessi. Non avevo nessuna malizia all’epoca, anche se tra noi ragazzini era ricorrente la battuta sulle loro doti. La mia era un’attrazione naturale, innata, pura. In loro sentivo un’energia primitiva che noi avevamo perso. Erano più vicini al vento, al cielo, alla terra. Tutto il loro essere lo diceva.
“Mangia che si raffredda”, mia ...
... madre mi distolse mentre ero soprappensieri,. Stavo ripensando ad un documentario che avevo appena visto sull’America del Sud.
“Non ho fame mà”, le risposi.
“Pensa ai bambini in Africa che muoiono di fame”, ribadì.
Ancora! Mi infastidiva questo tormentone che si ripeteva dalla tenera infanzia a tutti i bimbi. Si dipingeva l’Africa come estremamente povera, misera a tal punto da far soffrire la fame ai suoi figli. E noi bianchi che eravamo “fortunati”, per non dire “superiori”, avremmo dovuto mangiare anche per loro. In questo modo, li si compativa, ma poi, paradossalmente, si era pronti a tirare in ballo il temibile “uomo nero” e li si dipingeva come mostri capaci di rubare i bambini e tenerseli per un “anno intero” e, quindi, miseri e ladri. Bisogna avere compassione dei bambini africani che muoiono di fame, ma temerli quando si fanno grandi ed escono dall’armadio.
Nel frattempo della crescita, iniziai a fare le mie esperienze. La prima volta che feci l’amore accadde in un edificio abbandonato. Napoli è una città povera e gli adolescenti di quindici anni nati in famiglie popolari non hanno altro che rovine per appartarsi. Posti spesso condivisi da prostitute, voyeur, omosessuali e tutta la fauna della perversione.
Lui non era certo più esperto di me, eravamo entrambi vergini. Ci spogliammo frettolosamente, continuando a guardarci intorno intimoriti. C’era un vecchio materasso buttato in un angolo, Giorgio si era premurato di portare delle lenzuola. Con una di ...