PerdutaMente
Data: 29/06/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Labbra_di_lurido_blu, Fonte: RaccontiMilu
... con un’aria prima incredula, e poi con un mezzo sorriso, ammiccante e malizioso. Dice, ah ho capito, un’amica di Marina. Allora vieni domani sera verso le sei. Assumo, allora, quell’aria sorpresa e un po’ incazzata che mi riesce benissimo quando voglio far capire che sono infastidita di qualcosa. Non so fino a quale punto si possa essere così ambigui, e quanto mi convenga davvero esserlo. D’altra parte sono venuta qui con l’idea di provocare quest’uomo, e perché ora mi scandalizzo? Cosa dovrei fare, l’infastidita perché questo qua ha capito il mio giochino? Gli dico va bene, grazie, se non ho problemi, di qui a domani sera, capiterò qui verso le sei, altrimenti farò diversamente. Fai come ti pare, mi dice con l’aria un po’ canzonatoria, se vieni domani, alle sei mi ci trovi. Ci tiene a mostrarmi l’espressione della sua faccia, quell’espressione che da ebete si è trasformata in una faccia da presa per il culo. Ci tiene, almeno quanto io ci tengo a mostrare la mia aria un po’ ingrugnita. Sono veramente una stupida. Mi rimetto in sella, faccio ripartire il motorino e dò un colpo di gas. Lui ci tiene, prima di salutarmi e di rientrare, a dirmi, in un motorino così si va bene anche con il tacco un po’ più alto del tuo, mica solo con le scarpe basse o da ginnastica. Non so se ho capito bene, è un invito a farmi rivedere, domani, con un tacco più alto. Stronzo.
Quando arrivo in cantiere, mi dirigo velocemente verso l’ufficio dell’ingegner Bianchi, e chiedo di lui, ...
... dell’ingegnere, non c’è, mi dice la sua segretaria, una ragazza della mia età che conoscevo già e sta qui a fare pratica, una bella fica bionda va ammesso, mi sta un po’ sul cazzo, ed è oggettivamente antipatica. Gli dico, devo consegnare questa busta di documenti all’ingegnere, è importante che lui gli dia un’occhiata entro oggi. Sì sì va bene, mi dice, con aria supponente e un po’ infastidita. Quando esco, mi viene spontaneo dare un’occhiata veloce al cantiere, e non posso non osservare che tra gli operai, nessuno ha il casco di protezione, e tutte le cose che ho detto per la loro sicurezza, sono scritte come sulla carta igienica. Sarebbe mio dovere fermare questi stronzi uno ad uno e incazzarmi con loro, ma poi penso che è tardi, e devo cercare di tornare al più presto in studio, e finire le tavole del progetto. E così, mi avvio lungo la strada di terra battuta che porta verso l’uscita del cantiere. Una voce mi chiama, ehi ingegnere. è Sergi, vestito come ieri, coi pantaloni di jeans sporchi di lavoro, a torso nudo, un pezzo di ragazzo che avresti voglia solo di dirgli non perdiamo tempo e scopami subito. Di diverso, rispetto a ieri, ha il casco di protezione sulla testa, che ad occhio e croce si sarà messo pochi secondi fa, unicamente perché mi ha visto in giro e ha pensato di farsi vedere da me. Gli dico, ciao Sergi, te l’ho detto anche ieri che non si sta così conciati sul luogo di lavoro, almeno una camicia, cavolo. Lui ribatte, ma ho il ...