PerdutaMente
Data: 29/06/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Labbra_di_lurido_blu, Fonte: RaccontiMilu
... finisce per essere anaffettivo. Anche mia madre è una persona cara, ma non riesco mai ad aprirmi con lei, a dirle i miei problemi o quello che davvero sento. Non mi sento mai capita da lei. L’unica persona con cui potrei riuscire ad aprirmi è mio padre, che ha una sensibilità fuori dal comune, ma proprio per questo non me la sento di dirgli nulla, è malato e non voglio dargli ulteriori preoccupazioni. Però, non appena lo vedo, lui mi guarda col suo solito occhio da investigatore, e mi dice, Simona, tu mi devi dire qualcosa, vero. Ti devi aprire con me, sono tuo padre capito. Gli dico, papà, no no, è tutto a posto, va tutto bene. Lui allora mi dice, non mi prendere per il culo, Simona, avrò qualche acciacco, ma non sono mica scemo Papà, gli dico, va bene lo stesso se te lo dico domani? Lui mi guarda, con quel suo sguardo dolce, sa bene che non gli dirò nulla né stasera né domani, Allora mi dice, semplicemente, vieni subito qui e abbracciami, e così me lo stringo forte al petto, e cerco con ogni mio sforzo di trattenere il pianto, un pianto infinito che mi sgorga dal cuore e che mi lascio scorrere dentro.
Un quarto alle nove, Dario si alza da tavola, e noi siamo tutti seduti, controllo sul cellulare e ci trovo un messaggio di Matteo, Finalmente si è degnato di cercarmi. Mi scrive, non ho capito bene cosa sia successo stamani, ma noi due dobbiamo parlare. Gli scrivo, grazie per esserti degnato di cercarmi. Comunque non ho voglia di parlare ...
... stasera, ci sentiamo domani. Spengo il telefono, perché non ho voglia di ricevere telefonate.
Alle nove e mezzo, mamma e papà si mettono a guardare un dibattito di politica in televisione, io ho bisogno di uscire, ma non saprei dove andare. In paese no. Vado in camera, e cerco le mie vecchie scarpe da corsa, che usavo per andare a correre nelle sere d’estate, mi metto un paio di jeans, e sopra la felpa di una vecchia tuta da ginnastica. La strada principale che dal paese va verso la valle e da lì in città, scende dolcemente, lungo il fianco della collina, affacciandosi sulle case sparse in mezzo alla campagna fino in fondo alla vallata, che spostando lo sguardo verso occidente si addensano, a diventare la grande città illuminata la cui presenza, da qua, si intuisce soltanto. La campagna intorno a me è come un teatro naturale, formato dalle terrazze degli oliveti e delle vigne. Amo questa terra, fin da quando ero piccola, e il nonno Arturo mi portava sulle spalle, e la sera scendevo con lui verso i campi, d’estate, dopo le cinque. Restavamo nell’orto, nell’oliveto o nella vigna, fino all’ora di cena, poi tornavamo in paese sull’imbrunire, con il carico di ortaggi, e io, seduta sulla carriola in mezzo al raccolto della sera, amavo l’odore delle verdure, dei pomodori appena colti, e soprattutto respirare il profumo dell’erba tagliata dei campi. Ho preso l’abitudine di fare le mie passeggiate solitarie in campagna da quando ero un’adolescente inquieta, nei miei quindici anni, ...