PerdutaMente
Data: 29/06/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Labbra_di_lurido_blu, Fonte: RaccontiMilu
... canzonavano, mi chiedevano ehi Simona che fai, ehi Simona vuoi venire con noi, ehi Simona ma è vero che ti fai scopare da quel negro del Monnalisa, ehi Simona lo fai anche a me un pompino? La risposta era il dito medio. Il negro del Monnalisa era poi solo un ragazzo senegalese che avevo incontrato una sera in discoteca, e con cui mi avevano visto uscire. Quando andavo in quella discoteca, quelle poche volte, preferivo andarci da sola, senza compagnia di nessuno. Il ragazzo si chiamava Abdu, era un tipo tranquillo. Per un breve periodo è vero che abbiamo scopato, poi siamo rimasti amici, lui aveva una moglie nel suo paese di origine, ed è stato anche l’unico a cui ho consentito di accompagnarmi nelle mie passeggiate serali in campagna, anche quando eravamo rimasti solo amici. Anche Dario qualche volta veniva con me, a dire il vero. Fino ai nostri vent’anni con Dario abbiamo condiviso tutto, prima che lui facesse la cazzata di mettersi con quella stronza che l’hai inguaiato. Lo guardo disteso sul suo letto, metto assieme i ricordi dei suoi dispiaceri e dei miei. Mi chiudo in bagno e scoppio a piangere. Mi fa bene, o almeno così mi sembra.
Sono le sei, siamo usciti a fare una passeggiata per le vie del paese, io e Dario. Il paese non è molto cambiato, ma oggi ci vivono in prevalenza vecchi, e i pochi giovani che ci sono rimasti sono tutti quelli con cui non sono mai andata d’accordo. Dario non voleva nemmeno uscire, e sono stata io ad insistere. Ma ...
... ora che sono in giro con lui, mi sento addosso gli occhi e i pensieri di tutte le persone che incrociamo o ci guardano passando. Eccoli, mi sembra di sentirli, eccoli lì i figli strani del dottore, i gemelli usciti male, il fratello drogato e la sorella troia. Sui muri della vecchia scuola c’è ancora scritto Simona troia, c’è scritto da almeno 5 o 6 anni e nessuno l’ha mai cancellato, Simona succhiacazzi, il negro si incula Simona. Così. Non me n’è mai importato nulla, ma ora che qui ci vengo poco, mi sento ancora più straniera. La signora Tina è un’amica della mamma, ci viene incontro e ci bacia. Vuole sapere di noi, di mio padre, come sta. Dario è bravissimo ad essere cortese, risponde e sorride, magari lui pensa pure peggio di me, rispetto a queste persone, ma fa bene ad essere gentile. Io penso che la Tina sia solo una delle tante persone ipocrite che abitano qua, amica della mamma solo quando si vedono, ma pronta a parlarle male non appena volta le spalle. Prendiamo un caffè al bar di piazza. Ci sono i soliti vecchi che giocano a carte e si incazzano per una mano sfortunata. Quasi nessuno alza la testa. Da lì ci avviamo verso il parco. Dario parla poco, ma anche io ho poca voglia. Ci sediamo sopra la giostrina dei bambini. Piano piano lui si apre, mi dice del suo lavoro, che lo hanno chiamato per fare il tecnico delle luci in un festival di teatro importante, ma che non sa se accettare perché non si sente all’altezza. Poi mi dice che ha ...