Confessioni di un bisex
Data: 17/06/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: quartofederico, Fonte: Annunci69
... gran bel cazzo, ora lo potevo ammirare a meno di dieci centimetri da me.
Avevo il respiro accelerato, non osavo prendere iniziative, aspettavo che dovesse succedere qualcosa.
Fu Mimmo a prendere la mia mano e portarsela sull'uccello.
Lo carezzai e senza rendermene conto lo strinsi.
Era caldo e duro; la cappella era ancora ricoperta dalla pelle del prepuzio, e da sotto pendevano due testicoli grossi e pieni.
"Ti piace" mi sussurrò "Puoi fare quello che vuoi"
Cominciai lentamente a masturbarlo e, quando tirai indietro la pelle, comparve una cappella rossa e grossa, piuttosto oblunga con in cima una fessurina leggermente più chiara.
Anche l'odore di maschio che emanava era gradevole: un misto di sudore e di pipì.
Alzai gli occhi ed incontrai i suoi: il suo sguardo era quello dell'invito, ma aspettavo che fosse lui a prendere iniziativa.
Mentre lo segavo, egli cominciò a carezzarmi la testa, poi giunse a lambire le orecchie. Feci una mossa quasi per divincolarmi, ma servì solo a fargli capire che era un mio punto sensibile e, quindi, invece di smetterla, proseguì fino a farmi quasi scivolare dalla sedia.
"Ti piace così?" Non risposi e lui continuò a carezzare l'orecchio destro e con l'altra mano raggiunse le mie labbra.
Ci strofinò il polpastrello, poi, quasi forzandole, spinse il dito nella mia bocca. D'istinto socchiusi un po' di più le labbra e gli feci sentire la lingua.
Lo vidi barcollare un attimo, poi, fermando la mano che gli ...
... stava dando piacere, disse:
"Mica mi vuoi far venire così? Non ti va di dargli un bacetto?"
E così dicendo se lo prese in mano e lo appoggiò alla mia bocca.
A quel contatto una scarica elettrica mi partì dal cervello per estendersi a tutto il corpo. Il primo contatto delle mie labbra con la sua cappella fu per entrambi abbastanza sconvolgente: per un attimo persi la coscienza del momento e, senza accorgermene, aprii la bocca e vi feci entrare quel bel glande.
La pelle setosa, il sapore di quel membro, la sua grossezza, mi proiettarono in un altro mondo.
"Succhia" intimò ed io obbedii, felice di poter gustare quel bell'arnese.
Riuscii a farne entrare più della metà, mi piaceva proprio.
Poi, con una sua mossa decisa, spinse il bacino in avanti e il cazzo entrò tutto, fino in gola; stavo affogando, ebbi un conato, e fui costretto a sputarlo.
Egli si fermò; mi disse di respirare profondamente e mi passò dei fazzolettini di carta per farmi sputare la saliva che mi si era formata in bocca.
"Dammi una mano" mi disse.
Volle che l'aiutassi a staccare il tatami dalla parete e lo posizionammo a terra, vicino alla scrivania. Prese dal divano della sala d'attesa i tre cuscini di copertura e ci stendemmo sopra.
Egli era disteso supino e mi chiese di stendermi su di lui, a sessantanove.
Ero un automa: obbedivo senza dire una sola parola e, senza che lui me lo chiedesse, ripresi in bocca il suo cazzo.
Sentii che, con la mano, spostò il mio pene, che ...