Una partita a tennis (a nuclear error)
Data: 27/05/2019,
Categorie:
Chat e siti di incontri...,
Erotici Racconti,
Sesso di Gruppo
Autore: Capitan_America, Fonte: RaccontiMilu
... pensavo: forse lo stress mi ha giocato un brutto scherzo. Una donna sui quaranta si è avvicinata per ordinare. Sembrava una qualunque cliente. Ho aspettato che iniziasse a parlare senza toglierle gli occhi di dosso nella speranza che mi riportasse alla normalità. Quando però il cameriere le si è avvicinato, lei ha detto: “Senta, avete trovato le mie mutandine? Questa mattina non sono riuscita a trovarle e sono dovuta uscire senza. In compenso adesso ho la fica completamente bagnata. Allora? Le ha lei?” “Mi spiace, ma non le abbiamo. Però in questo modo se a qualcuno dovesse venire voglia di metterglielo dentro da dietro, non si troverebbe costretto ad armeggiare per spostarle da un lato”. “Va bene, però non esagerate. Almeno usate il preservativo.” Ormai il vestito mi si era incollato al corpo per il sudore. Stavo per mettermi a urlare. Un’altra cliente alla mia destra mi stava sillabando qualcosa con le labbra senza emettere alcun suono: “Hai bisogno soltanto di una cosa: scopare”. Quando ho distolto lo sguardo, si è avvicinata la cameriera per prendere l’ordinazione. Aveva i capelli neri raccolti sulla testa. Rossetto rosso fuoco e sopracciglia alla Greta Garbo. Qualcosa nella linea del mento che la rendeva stranamente sensuale. Una minigonna cortissima sopra i collant neri. Si è chinata verso di me e ha cominciato ad aprirsi la camicetta facendo saltare via i bottoni uno dopo l’altro. “Il suo bicchiere di sperma lo vuole pieno fino all’orlo?” Stavo cercando qualcosa che ...
... andasse bene come risposta, ma non riuscivo più a capire la semantica delle parole che mi passavano per la testa. “Hey! Aspetti qualcuno? Un uomo? Hey! Tutto ok? Hai preso qualcosa?” “Ho bisogno soltanto di…ho bisogno di…” “Senti dimmi solo se sei tu che hai un appuntamento con Capitan America.” La domanda rimbombava nella mia testa in tutta la sua assoluta assurdità. Certo che sono io. Ho messo a fuoco la ragazza che mi stava di fronte. Occhiali a specchio, una maglietta rosa di Hello Kitty con una striscia di sudore sul punto di asciugarsi sotto il seno. Jeans aderenti e scarpe da ginnastica nere scolorite. In una mano teneva una borsa di pelle bianca e nera. L’espressione seria e affaticata non intaccava affatto la bellezza dei suoi lineamenti, resa ancora più attraente dal neo che aveva su un lato della bocca. Ho ripreso il controllo abbastanza da rispondere: “Si. Credo di essere io.” “L’hai mai incontrato prima?” “No, non ho mai incontrato nessuno per scopare.” I clienti del bar e i camerieri si sono voltati verso di noi con una sincronia degna di un team di canottaggio. “Vieni sediamoci a un tavolo. Hai preso qualcosa? Droghe intendo, qualcosa per stare su?” “No, scherzi? Io ho solo bisogno di…! “Si, lo sappiamo. Puoi chiamarmi Pasticcina. Non dirmi il tuo, se non hai un soprannome puoi dirmi l’iniziale del nome. “ “C”. Pasticcina si è seduta ad uno dei tavolini, posando la borsa vicino alle gambe. Ha infilato una mano dentro la borsa poi ci ha ripensato. “Allora?” Mi ...