1. A caval donato


    Data: 21/04/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... fissandosi poi con gli occhi sbarrati la mano bagnaticcia del liquido viscoso, che gli era colato fuori durante la notte.
    
    Seguì un lungo drammaticissimo silenzio, mentre Donato lo fissava sconvolto.
    
    “Mi dispiace… - fece allora Pino – non hai detto niente, mentre lo facevamo… ho pensato che ti piacesse… che fossi d’accordo…”
    
    “Che invece fossi troppo ubriaco per capire cosa mi stavi facendo, non lo hai pensato?”
    
    “Scusa… ero ubriaco pure io…”, mentì il dentista con aria contrita.
    
    “Vestiti e vattene! – sibilò l’ingegnere – Maledetto il momento che ho messo piede nel tuo studio!”
    
    Avvilito, Pino si tirò su e si vestì in fretta: francamente non aveva immaginato che potesse finire così.
    
    “Scusami… - disse, voltandosi sulla porta della camera – Non volevo farti del male… se può consolarti, ti ho trovato fantastico…”
    
    “Fuori da casa mia!!!!”
    
    Era passato quasi un mese da quella fatidica notte. Il dottor Pino era tormentato dai rimorsi per aver abusato del vecchio compagno di scuola. Aveva cercato di convincersi che era successo perché erano entrambi ubriachi, ma in realtà sapeva benissimo che a questo aveva mirato fin dal primo invito a bere qualcosa dopo la seduta. E poi non era vero che fosse ubriaco al momento del misfatto: aveva recuperato tutta la sua lucidità, altro che se l’aveva recuperata!
    
    Perché, allora, lo aveva fatto? ...
    ... Perché quel cazzo di Donato gli piaceva, per la miseria! Perché erano vent’anni che se lo sognava, ecco perché!
    
    E adesso aveva rovinato tutto… Già, ma cosa c’era da rovinare? Cosa mai ci sarebbe stato?
    
    Era immerso in queste elucubrazioni, durante una pausa di riposo, quando suonò il telefono sulla sua scrivania: una telefonata esterna che la ricezionista gli aveva inoltrato.
    
    “Pronto?”, chiese.
    
    “E così mi hai trovato fantastico, maledetto porco!”, si sentì dire da una voce che riconobbe subito.
    
    Gli tremarono le mani mentre stringeva spasmodicamente la cornetta.
    
    “Allora? Parlavi sul serio o mentivi come quando hai detto che eri ubriaco e non lo eri?”
    
    Le parole erano dure, ma non c’era animosità nella voce dell’interlocutore.
    
    “Parlavo sul serio, Do’, credimi: parlavo dannatamente sul serio.”
    
    Silenzio.
    
    “Va bene, - riprese l’altro dopo un po’ – allora passa nel mio studio, quando hai finito. Sai dove sto, ti aspetto.”
    
    “Hai intenzione di spaccarmi la faccia?”
    
    “Non sarebbe una cattiva idea… per un farabutto come te…”
    
    “Do’, mi dispiace… mi dispiace davvero…”
    
    “Lascia stare. Verrai?”
    
    “Sì…”
    
    “Bene, non farmi aspettare.”
    
    E riattaccò bruscamente.
    
    Pino Scartoccia rimase a fissare la cornetta, poi sorrise e fece un profondo respiro, mentre il cuore gli si apriva in un’immensa ondata di sollievo e di gioia.
    
    FINE 
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