Blade: vacanza avventurosa
Data: 04/03/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... Sicuramente non sarebbe stato piacevole. -Fottiti, puttana.-, sibilai. -Oh, no. No, Blade. A quello ci hai già pensato tu. Complimenti tra l’altro. La miglior scopata da qualche anno a questa parte.-, disse. Sputai, imbrattando il pavimento. Non eravamo più nell’Hotel ma da qualche altra parte. Era freddo. Pareti di cemento e luci alogene. Niente di buono, appunto. -Vedi, durante gli ultimi tempi io e i miei colleghi ci siamo messi a rivedere il progetto. E sono felice di dire che siamo giunti a qualcosa di davvero fantastico. Abbiamo creato qualcosa degno di nota. Ma ci serve qualcuno per poterne verificare la reale capacità. E quel qualcuno sei tu. Non sei contento? Morirai per la scienza, Blade.-, disse. -Tu sei pazza, oltre che troia.-, dissi. -E tu sei un fallimento. Uno scansafatiche con abilità e poteri che non merita. Tempo di renderti utile, per una volta nella vita.-. Amanda si voltò. Fece un cenno a qualcuno. Fui colpito da due dardi e nuovamente l’oblio calò su di me. Ma prima che la mia mente fosse fagocitata dall’abisso, mi imposi di resistere. Resistere, prevalere e fuggire. Sarei sopravvissuto ed avrei avuto la mia vendetta su quella stronza. Non importava quanto mi avesse dato. Per lei ero solo un giocattolo, un burattino. Ma era ora di tagliare i fili. La luce fu abbagliante. Mi si impresse a fuoco nella retina, anche attraverso le palpebre sbarrate. Ci misi qualche istante a fronteggiare quell’assoluto candore e a poter finalmente distinguere ciò che avevo ...
... attorno. Ero libero. Nudo ma libero. Era già qualcosa. Peccato che sapessi benissimo che la mia libertà non sarebbe realmente stata di alcun conforto, visto che tale non era. Ero ancora prigioniero. Così come lo era l’essere che avevo davanti, a circa dieci metri di distanza. In quella cavolo di arena c’era una donna. Bionda. Nuda come me. Solo la sua espressione era diversa. Era completamente vacua. Come se il suo cervello fosse già morto, la sua mente già lontana, la sua anima già persa. Notai una parete in vetro. I bastardi, Montes inclusa, dovevano essere lì. Certo. Dovevano starsi preparando per lo spettacolo. Lo spettacolo della mia morte, naturalmente. Sospirai mentre mi alzavo in piedi. Nessun dolore. Perché quello, lo sapevo benissimo, sarebbe arrivato dopo. A posteriori, nello scontro che era stato preparato per me. Per far sì che “mi rendessi utile”, come aveva detto quella puttana della Montes. Piccolo inconveniente: non intendevo morire. E non intendevo prestarmi al loro progettino demente. Peccato che la donna che avevo davanti non sembrasse dello stesso avviso. Pareva già staccata dalla vita. Se fossi riuscito a farle capire quanto profondamente sbagliato sarebbe stato prestarsi a quel crudele gioco, forse avremmo avuto una possibilità. Insieme. -Uccidete!-, esclamò la voce della Montes. -Non dobbiamo farlo per forza!-, esclamai. Lei non rispose. Preferì usare il fiato che aveva in corpo per balzarmi addosso. Estrasse gli artigli. Due per mano. Come me. Schivai ...