1. 011 scena madre


    Data: 03/03/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... al quarto colpo.
    
    Ecco che il nano ebbe per sé la pietanza, ma grugnì deluso per la penuria di sborra avanzata dal culo. Apparve irritato, per evidente causa di una deprecabile ingordigia dei propri compagni. Ma non demorse. Infilò le dita nel mio retto.
    
    Le conficcava con decisione, le uncinava, le roteava al mio interno per poi estrarle. In seguito passò le dita nella propria bocca ripetendo il gesto più volte e mugugnando d’acquolina.
    
    Mia madre emise un lamentoso sospiro.
    
    “Ma quanto deve dura’ sta cuccagna!”
    
    Poi il nano cavò fuori la minchia delle proprie brache e mi sospinse giù sempre più giù, fino ad inginocchiarmi sul prato di modo che potesse sodomizzarmi con agio e ad idonea altezza. Ovvio che fu difficile per me calibrar la quota del culo al suo mostruoso genitale ma il gigante che ci stava di fianco, ebbe a poggiare sui miei lombi il suo pesante stivale schiantandomi sull’erba.
    
    Il nano allora mi si aggrappò’ ai dorsi e ansimando prese a puntare sul buco.
    
    Mamma allora irruppe…
    
    “No scusino! Scusino ma vi pare questo il contesto adatto per certe schifezze? Direttore tutto questo è immorale. Un po’ di creanza, vi prego. Per favore fate qualcosa”.
    
    Allora sopraggiunsero dei ragazzi coadiuvati da alcuni professori che liberarono la cagna arpionata dal nano. Il nano fu strattonato, e parve non volesse levarsi via già che ormai mi stava dentro e si dimenava nella speranza di una subitanea sborrata.
    
    Ma il nano fu disarcionato e costretto a ...
    ... rialzarsi proprio nel momento migliore, tanto che il cazzo prese a schizzare convulsamente senza controllo, macchiando per altro l’abitino di mamà.
    
    “Emmmadonnaaaaaa!” strillò mamà.
    
    Il nano avanzò prontamente le proprie scuse.
    
    Poi si ricompose. Lo smilzo ci raggiunse che nel frattempo era andato a prendere un grosso borsone dal furgone che aprì ai nostri piedi.
    
    Il borsone traboccava di banconote e mia madre disse..
    
    “O bene. Affare fatto. Ma mettiamo in chiaro una cosa. Questo danaro andrà ai nostri benemeriti frati. Io non potrei mai permettermi di incamerare questo danaro già che trovo questo mercimonio assai immorale per una madre. Prendetevelo, abbiatene cura e fatene di lui un domani ciò che forse oggi di sé non conosce ancora”.
    
    Io la guardai interrogandomi sul senso del suo proferir sibillino.
    
    Poi fui prelevato dai tre. Io mi voltai ora a destra ora a sinistra. Poi supplicai mia madre.
    
    Quei tre mi allontanarono da lei. Io implorai di tenermi con loro ma ella par che non udisse.
    
    Fui trascinato al furgone e quando proprio fui di peso scaraventato dentro l’abitacolo mia madre sollevò un braccio e tutti si fermarono.
    
    Dalla mano scese fluido il silenzio.
    
    “Figlio”…
    
    Il falò bruciava...
    
    “Figlio, che male il tuo morso al seno. Io t’allevai come un capro ed ora t’immolo per solo amore. Va’ figlio, và. Non voltarti mai nella vita e mamma ti amerà per sempre”.
    
    Poi ebbe come una crisi di pianto. Io fui sospinto nell’abitacolo posteriore del furgone. ...
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