Emanuele e la puttana capitolo secondo
Data: 21/02/2018,
Categorie:
Etero
Autore: RunningRiot, Fonte: EroticiRacconti
... "grazie". Non vi sembri strano, lo dico spesso. Nonostante tu sia una puttana fatta e finita, al cliente deve sembrare che ti ha offerto un'esperienza privilegiata, che nessun soffocone ti è mai piaciuto tanto come quello che gli hai appena fatto. Tuttavia, e questo posso saperlo solo io, stavolta non è marketing, è la verità.
- Prego…
- Quanta ne avevi…
Risalgo sul letto, mi muovo a gattoni. Potrebbe sembrare un atteggiamento provocatorio ma non è così, in realtà sono confusa e ho perso molte delle mie certezze. Emanuele esce dal suo Paradiso privato e mi guarda. Basta quell'occhiata a farmi capire quanta e quanto disperata voglia io abbia in questo momento di fare sesso. Anzi, più che "fare" direi "subire". Cosa che sul lavoro non faccio mai, eh? Se sei una prof puoi fingere quanto ti pare, puoi persino godertela, ma non devi mai perdere il controllo di te stessa, una certa quota devi sempre mantenerla. Qui, invece, addio. Mi stendo, spalanco le cosce e lo aspetto. Più ci guardiamo più vorrei supplicare "fammi tua". Ma non c'è nemmeno bisogno di sprecare il fiato, sono certa che mi si legga in faccia.
E qui si aprirebbe un capitolo dal titolo "conoscenza ravvicinata con la lingua di Emanuele", ma lasciate che ve lo racconti in un modo un po' particolare, ok? Fidatevi.
Ce ne sono tanti di clienti che mi vogliono leccare. Per svariati motivi che non sto qui ad elencare. In genere si tratta di imbranati: approssimativi, sbrigativi, convinti a torto di avere ...
... delle qualità. Non tutti, eh? Non esageriamo. Il 98 per cento, diciamo, qualcuno bravo si trova. Quasi mai però come una ragazza, e soprattutto mai-mai-mai come due che conosco io. Lucrezia e Giovanna, si chiamano, sono compagne nella vita. Proprio ragazze non sono, hanno la stessa età di Emanuele. Le ho conosciute a Roma che facevano le turiste. Per caso. No, non facevano le turiste per caso, che cazzo andate a pensare, per caso ci siamo conosciute. Loro sono di su, un posto freddo: Merano, Gorizia, Salisburgo... quella zona lì. Abbiamo passato un pomeriggio-sera molto divertente e anche parecchio alcolico. Dopo tre ore avevo rivelato loro che sì, almeno figurativamente lavoro in una impresa dell'energia ma che in realtà se mi posso permettere di vivere come vivo è perché faccio la troia, e anche ben pagata. Non hanno mosso paglia, come si dice a Roma, se avessi detto che la mattina mi alzo per andare ad avvitare bulloni al cantiere o ad allestire vetrine sarebbe stata la stessa cosa. Abbiamo persino riso sui cazzi che avevo preso quella settimana. E no, quella sera non è successo nulla, che cosa credevate? Però ci siamo tenute in contatto: una volta sono scese di nuovo a Roma (e per la prima volta qualcuno ha dormito sul mio divano, cioè io perché il letto l'ho lasciato a loro), un'altra sono andata su, a Udine, ecco dove cazzo vivono. Avete presente, no? Prendete gli Champs Elysées, girate a destra all'Arc de Trionphe e poi sempre dritto. Dopo un po' ci siete.
Mi hanno ...