1. 018 che strano uomo avevo io


    Data: 16/01/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... tanto che io vibrai che le cosce arrese mi tremarono tutte e quasi provai il pianto tanto quell’esperienza mi fu lieta.
    
    Mosse dentro di me con una lentezza a me sconosciuta.
    
    Da sempre gli uomini mi avevano chiavato con forza e mai in vita mia avevo provato ciò che stavo vivendo. L’affondo del suo membro nelle umide mie polpe, il vorticare della lingua con la sua, le sue stesse mani su di me, erano per me cosa nuova.
    
    Seguitammo in quell’innesto per ore e solo quando mi sentì pronto mi spaccò con audacia.
    
    Era detonante, era il fragore di tutte le acque, ed egli, abile ginnastica dalla rigida educazione siberiana, non cedeva mai allo sfinimento delle reni.
    
    Ma la porca in me ruggiva.
    
    La porca non muore. La porca la puoi rinchiudere nelle segrete dell’ anima. Ma la porca assassina abbatte il muro, risale vertiginosa e tu torni quel che sei: scrofa.
    
    Mi misi a strillare. Mi strizzai nervosa le tettine. Supplicai di caricarmi a sangue, e intendevo quella notte darci così dentro da esplicitare il proposito di essere resa handicappata.
    
    Proprio glie lo urlavo “Su una sedia a rotelle me devi mettere”.
    
    Lui fotteva. Mi voltava.
    
    Mi tenevo aggrappato alla schiena del letto e gridavo “Amore finiscimi cazzo, sparami in culo”.
    
    Lui fotteva. Taceva e fotteva.
    
    Mi staccai, sfrenata mi buttai a pesce sullo scrittoio, fottendomene altamente se questo si scardinò del tutto. Koba mi rincorse tenendosi la mazza e venne a riattapparmi il buco del culo a tradimento. ...
    ... Io strillavo, e giunsi persino di minacciarlo di morte se avesse allentato la chiavata poiché godevo a cacarella.
    
    Affondava e mi stappava, e io me ne andavo di culo, eviscerata di fuori a stappalavandino.
    
    Ma egli dovette sborrare per altre due volte. Non sopportava di vedermi così, eccitato come stava. Ero troppo bona per lui. Sborrò ancora, poi fu esausto ma mantenne la promessa di spaccarmi in due per quel che restava della notte furibonda, si. Mi impugnò la statuetta maori con sopra scritto “Forniture alberghiere Trieste” ala piantò dritto su per il culo.
    
    Spolpata dal maori assistetti all’alba, piegata e fracassata, poi morii d’amore.
    
    Corsi nel cesso a sedermi sul bidet.
    
    Fu lì che scoppiai a piangere di una felicità disperata, fottendomene altamente se i vicini avessero udito troppo e per placarmi un pochettino mi strizzai le tettine.
    
    Poi, sincera proprio, rotta in culo uscii dal cesso piegata e claudicante, e muovendomi a tentoni in quella cameretta ridotta ormai ad un quartierino bombardato, sorrisi mesta al mio Koba, che mi condusse nel nostro lettone dalle doghe tutte sfondate.
    
    Lui crollò ed io di fianco. Piansi di gioia.
    
    Mi appisolai beata, non prima però di aver constatato la tastiera disarcionata del letto, lo scrittoio spaccato, la specchiera sbriciolata, e vidi per terra il maori, decapitato di testa e che grazie a dio avevo sparato di culo nel bidet a trombata finita.
    
    Il mio Koba già dormiva.
    
    Tesorino mio.
    
    ….
    
    Il giorno dopo mi ...
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