018 che strano uomo avevo io
Data: 16/01/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
Se giaci con un uomo russo, di quelli tosti, senza un pelo sul petto, certo, sono d’accordo, forse non è quel che noi sogniamo, ma se quell’uomo indossa nel sonno una maglietta bianca, pulita, profumata, tu che fai?
E se le sue cosce tornite tendono una mutanda bianca, e scorgi nel buio della luna la prominenza di un randello che ti promette un avvenire, non avresti il fiato sospeso?
E poniamo ancora il caso… se quell’uomo dorme e pur nel sonno egli allunga un braccio, e ti solleva il capo con dolcezza per adagiarti con cura sul proprio petto, di notte, in albergo, ove solo la luce della luna osa trapassare le tende immacolate, allora tu puoi credere finalmente che i sogni nella vita si possano realizzare?
Sui nostri corpi, di notte si adagiava il mantello dell’ordine celeste, e nulla poteva profanare quel silenzio.
Ma non mi attarderò nel rendere pubblico un piccolo tormento interiore che prese ad assalirmi molto presto.
Era già il quarto giorno della nostra conoscenza, e tra noi tutto filava liscio, ma non mi spiegavo perché il mio uomo si astenesse dal far sesso, per quanto egli fosse del tutto chiaramente perduto di me.
Ero forse troppo puro ai suoi occhi?
Io lo desideravo ed anche Koba, così si chiamava, mi desiderava.
Teneva a conservarmi come cosa pura?
O forse attendeva la mia proposta come attoreo seduttore nel gioco delle parti?
Occorreva indagare, e non attesi molto.
Tutte le sere andavamo a cena sulle alture poco fuori Trieste, ...
... città teatro del nostro sentimento, e fu lì che tentai la scalata:
- Amore senti, ti spiace se ti chiamo così?
- Come
- Amore, no?
- Fa come cazzo di pare
Ehm.
Di primo acchito una risposta del genere avrebbe potuto dissuadere chiunque disposto a fabbricare una piena armonia di coppia, ma ciò che il mio erudito lettore dovrebbe tenere sempre presente è che Koba era russo.
La sua cultura poteva ben dirsi estranea ai sentimentalismi di Shakespeare o troppo discosta dagli echi del Rinascimento.
Di contro, per lui, erano famigliari aspetti più pratici della sua cultura, quali gli impalamenti di massa di un Dracula della situazione, o i bagni nel sangue di servette a servizio Elizabeth Bathory, o ancora le affascinanti cronache dalle carceri cambogiane di Pol Pot.
Occorreva conformarsi ad una dialettica levantina per poter promuovere una franca comunicazione col proprio uomo.
Era del tutto legittimo dunque che rispondesse al quesito con un brutalizzante “Fa come cazzo di pare”.
Ad ogni modo seguitai:
- Amore dimmi, ma io ti piaccio?
- Perché queste domande, mangia, merda, che si fredda.
Be’, anche qui, l’attributo “merda” va traslitterato in una semantica di matrice slava. L’etimo è chiaramente teso a superare i convenevoli tipici tra primi fidanzatini ed instaurare di contro una confidenzialità subitanea, non menzognera dunque, avulsa dall’ipocrisia della forma occidentale e di conseguenza potremmo assurgere l’espressione come momento di ...