1. Il telecomando


    Data: 24/11/2018, Categorie: Lesbo Autore: Blacknoble, Fonte: Annunci69

    ... stavo sudando come una fontana. Il mio mondo crollava. Avevo una sicurezza, ed era Serena. Era la mia alba, il mio tramonto, era la ragione per cui nulla mi toccava e tutto mi scivolava addosso. Il solo pensiero di lei alleggeriva il peso del presente e toglieva le preoccupazioni per il futuro. Serena era tutto per me, ma guardando lei in Tv, capii che non era lo stesso per lei nei miei confronti. Lentamente, delle lacrime mi scesero sulla guancia. Erano calde, reali, e mi cadevamo addosso ad una frequenza regolare. Non so per quanto tempo piansi, ma non smisi mai.
    
    Serena si svegliò all’alba. Nel buio, andò in bagno a prepararsi per andare al lavoro. Ero rimasta nella stessa posizione, lei non si accorse di niente quando al volo passò e mi diede un bacio in bocca.
    
    Volevo parlare, ma la mia bocca era asciutta, il mio cuore, tremolante. Le parole non uscivano, forse perché non c’erano. Che cosa avrei dovuto dirle? Ero forse responsabile della sua vita? Ero la sua compagna però, parte della sua vita, avrei avuto il diritto di sapere. Ovviamente, durante la notte, quando presi il cellulare, trovai il film e scoprii che era stato girato sei mesi fa. Mentre noi eravamo insieme, nella stessa casa, mentre avevamo sicuramente fatto l’amore il giorno prima, il giorno stesso, ed anche il girono dopo. Facevamo sempre l’amore, quasi tutti i giorni, tranne quando avevamo le nostre necessita biologiche. Era crudele il modo in cui lo avevo scoperto, ingiusto e lacerante. Avevo ...
    ... ancora il telecomando in mano. Un oggetto inanimato, nero, con i tasti bianchi. Mentre lei, Serena, era qui, in carne, ossa, e cuore.
    
    Una domanda. Avrei voluto farle una domanda che implicasse tutte le domande. Una sola domanda che racchiudesse l’insieme dei miei dubbi, del mio dolore, del mio scetticismo. Lei si muoveva nel nostro piccolo appartamento. Radiosa come sempre. Continuai ad osservarla fino a quando non fu pronta ad andarsene.
    
    Quando se ne andò, mandai un messaggio al mio datore di lavoro scusandomi per il fatto che non sarei andata al
    
    lavoro. Oltre a non aver dormito, avevo un mal di testa che mi comprimeva il cranio quasi facendomelo esplodere.
    
    Serena aveva notato comunque che qualcosa non andava bene. Quando squillò il mio cellulare, non le risposi. Ero bloccata. Non ce l’avevo con lei, ma nemmeno con me. Non comprendevo e sapevo che qualunque fossero state le risposte non mi sarebbero piaciute. Per cui, ero in crisi. Prostrata, a piangere.
    
    Serena mi chiamò altre volte in modo insistente senza ottenere alcuna risposta. Mi mandò un po di messaggi preoccupati che aprii leggendo senza darle risposta. Verso mezzogiorno, mi alzai finalmente dal letto ed andai sotto la doccia. La feci tutta vestita, piangendo come una disperata.
    
    Uscii dalla doccia e meccanicamente cominciai a mettere le mie cose in varie borse. Ogni cosa che toccavo mi ricordava Serena. Molti oggetti erano intrisi del nostro passato in comune. Non sapevo nemmeno cosa portare via. Molte ...
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