1. Il pipistrello. Atto I, scena V


    Data: 17/11/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: Beinhorn, Fonte: EroticiRacconti

    ... più di quanto voi possiate pensare.
    
    Ebbene, stasera ho voluto ritorcere, contro il Conte vostro marito, uno scherzo, in risposta ad un precedente lazzo che mi è stato da lui giocato tempo fa. Voi, gentile Rosalinde, siete una pedina fondamentale per la buona riuscita del dileggio che ho progettato. Conto, per questo e in seguito alla serata che avete appena trascorsa, di avervi dalla mia parte.
    
    Proprio in virtù di questa liberazione estatica di cui siete stata protagonista sono certo che vorrete prendere parte alla festa del Principe Orlofsky e qui basterà che seguiate il vostro istinto. Non sarete costretta a nulla. E nemmeno vi si potrà rimproverare nulla.
    
    Tempo un paio di ore una carrozza vi attenderà per recarvi alla festa a cui vi presenterete come la baronessa Elizabet Kocsis Székely. Dentro la carrozza troverete la maschera necessaria per il vostro ingresso al palazzo a cui sarete condotta.
    
    Stupita ed incredula, e anche non senza un certo batticuore, la Contessa Rosalinde posò la lettera e si immerse nella vasca.
    
    Affondata nell’acqua calda ella si distese levandosi l'inquietudine che i recenti avvenimenti e, soprattutto, la lettera le avevano gettato addosso, come una pesante e malevola ombra. Iniziò così a meditare, come in un flusso di coscienza che sgorgava da una sorgente: "Non capisco in che modo potrei aiutare il notaio in questo scherzo. E che tipo ...
    ... di scherzo può essere? Oltretutto mio marito è in prigione. E Alfred, anche lui. Oddio, chissà domani che guaio quando scopriranno che hanno arrestato due volte la stessa persona".
    
    Respirò con affanno, ma subito riprese il filo del pensiero: "E dunque questi personaggi sapevano che Alfred non era il vero conte e, nonostante ciò, mi hanno spinto a fare quello che è stato. E chissà cosa succederà alla festa in maschera.” Rosalinde, infatti, era ben conscia che le feste del Principe si trasformavano in leggendarie orge in cui donne e uomini, protetti dalle maschere e in fuga dall'ipocrisia, abbandonavano ogni freno inibitore. Era già stato così durante quella dell'anno prima. Ne aveva parlato, sottovoce, tutta la città.
    
    Ci rimuginò. Gli effluvi dell'acqua calda e dei sali da bagno le diradarono, infine, la foschia dei pensieri.
    
    “Forse nessuno mi ha spinta fin qui. Oggi, per la prima volta nella mia vita, mi sono lasciata guidare dalla lussuria più sfrenata. Fin da stamattina. Ho goduto e ho dato piacere, ma l'ho fatto perché l'ho desiderato. Nessuno mi ha obbligata. Ci sono arrivata da sola. Nemmeno ho provato a resistere: è stata una mia scelta!"
    
    La conclusione la raggiunse come un fulmine e capì:
    
    “Non sono tanto diversa da una sgualdrina eppure questo è ciò che, in cuor mio, ho sempre desiderato: godere. E se è questo quello che provano le puttane, ne voglio ancora”. 
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