Il difficile percorso di deborah 1
Data: 12/02/2018,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... tornato.
Non so a che ora rientrò, perché non trovai tracce del suo corpo nel letto; ma vidi netto il segno di un corpo che aveva dormito sul divano in sala grande; mi ero svegliata alle nove, ma lui aveva l’inizio del turno alle sette; ovvio quindi, che si fosse alzato e fosse uscito per rispettare gli orari; il telefonino non dava segni di vita, anche perché era obbligatorio tenerlo spento durante il lavoro; non mi restò che attendere l’ora della mensa quando ci saremmo incrociati, io in entrata e lui in uscita.
Mi recai come al solito in mensa; appena entrata, fui colpita dal capannello di operai, intorno al tizio che mi ero scopata, che agitava il gesto comune delle corna che tutti rivolgevano a mio marito, seduto a un tavolo da solo; aveva avuto ragione anche in questo; l’imbecille non aveva resistito al gusto della bravata che avevo favorito ed ora le corna di Gianni erano di dominio pubblico; mi accostai al suo tavolo e gli sussurrai che avrebbe fatto meglio a dichiarare le sua perversione.
Impugnò la bottiglia di birra che aveva davanti e per un attimo temetti che mi avrebbe fatto male; vidi che stringeva i pugni, digrignava i denti e mi guardava ferocemente; ribadii che se non si arrendeva e non ammetteva che era cornuto contento e cuckold sarebbe andata peggio; si limitò ad assicurarmi, a denti stretti, che l’avrei implorato per avere pietà; alzai il medio.
Non mi ero affatto preoccupata di chiedere dove fosse stato la sera precedente; ma non mi ...
... interessava più, di colpo, quello che faceva; l’unica cosa che pretendevo, era che ammettesse di essere cornuto contento, o cuckold o anche omosessuale; ormai la mia frenesia non aveva più limiti e il mio vizio dei capricci non ammetteva altro; alcune compagne di lavoro mi rimproveravano aspramente ma mi limitai a dire che per un paio di corna non poteva cacciarmi, legalmente.
Fu un settimana di inferno, nel tentativo di evitarci ad ogni costo; lui non dormì più nel nostro letto, ma si adattò a quello che avevamo nella camera per gli ospiti, egualmente ampio e comodo ma lontano dalla nostra camera; non sapevo né quando usciva, né dove andava, né quando rientrava né se dormiva; la diversità dei turni fece sì che saltò anche l‘incrocio a mensa perché lui decise di pranzare a fine turno, quando io ero già al lavoro.
Non sapevo dove passasse i pomeriggi e le sere; nella mia logica, fanciullesca e imbecille, non c’era nessuna possibilità che avesse un’altra donna con cui cenasse e facesse l’amore; per me lui era il perfetto cornuto contento o cuckold e, al massimo, gli concedevo l’ipotesi di un amante maschio, perché omosessuale; ma questa idea contraddiceva con le voci dei padiglioni alle quali una situazione così non sarebbe sfuggita; non bastava la foga che aveva messo per dieci anni a sfondarmi dappertutto.
Al cambio di turno, lo trovai che passava le serate in casa, anche se mi guardava come una sedia sfondata messa là per non buttarla via; decisi che avrei alzato il tiro e ...