Il difficile percorso di deborah 1
Data: 12/02/2018,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
Mi sono sposata forse troppo giovane; avevo solo 20 anni quando decisi di mettere su famiglia con Gianni che di anni ne aveva 23; lui da quasi cinque anni lavorava in fabbrica e si stava facendo valere per le sue qualità di operaio diligente e volenteroso in grado di reggere anche promozioni a ruoli sempre più qualificati; io, per tutti, ero la capricciosa Deborah, con l’acca, che fino ai 25 si era preoccupata solo di farsi notare per la sua quarta di seno, per il culo alto, a mandolino, come si suole dire.
Si aggiungeva lo stacco di coscia da svenimento, due colonne perfette che mettevo bene in evidenza con minigonne vertiginose, così come le magliette attillate servivano solo a dire chiaramente che non portavo reggiseno e che le mie tette sfidavano impunemente le leggi di gravità; i capelli biondi sulle spalle aiutavano il fascino del viso bello con bocca carnosa che un trucco spesso pesante metteva bene in luce.
Arrivata ai 25 dovetti arrendermi alla necessità di entrare in fabbrica come apprendista perché gli oneri che avevamo assunti, a cominciare dal mutuo per una casa grande, rendevano utile una seconda entrata finanziaria; comunque, per dieci anni il matrimonio funzionò alla grande e sembravamo destinati ad una sana vita da operai di media levatura senza molti grilli ma anche senza problemi; avevo evitato la maternità perché mi sentivo sempre troppo giovane.
Arrivata a trent’anni, qualche dubbio mi cominciò a sorgere quando sentii parlare con un certo ...
... interesse di cornuti contenti e di cuckold; non avevo nessun elemento per provarlo; ma da certi discorsi che facevo con mio marito quando, nel pieno di una sana scopata, mi divertivo a stuzzicarlo sul tema ‘corna’, sentivo che si eccitava fortemente; in tempi anche troppo rapidi l’idea che lui fosse inconsciamente, se non cuckold, quanto meno eccitabile all’idea che gli piantassi qualche corno, mi si radicò.
Glielo chiesi apertamente; mi rise in faccia e negò; ma a mio avvio nascondeva una verità più profonda; un poco per gioco, un poco per stuzzicalo, lo minacciai di farmi scopare da un qualche compagno di lavoro e di andarglielo a raccontare, poi; mi rispose solo che se lo avessi fatto mi sarei trovata in guai così grossi da non poterli neppure immaginare; la mia indole capricciosa e viziata ebbe il sopravvento e decisi che lo avrei fatto sul serio, almeno una sola volta, per provare.
Non ero abituata ad attendere molto, prima di prendermi quel che volevo; e non feci passare molto tempo prima di mettere in atto la minaccia; credetti di garantirmi l’immunità perché ne parlai con lui la sera prima; mi ribadì che non era neppure da prendere in considerazione l’ipotesi, soprattutto perché l’offesa delle corna sul posto di lavoro gli sarebbe pesata molto; mi ribadì che immediatamente sarebbe scattata la ritorsione e che poteva essere molto dura per me.
C’era un compagno di lavoro di qualche anno più giovane che varie volte mi aveva stuzzicata e fatto proposte; gli avevo ...