1. L'amore al tempo della quarantena


    Data: 01/11/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... rilevante. Presto il mitra fu lasciato cadere a terra e l’altra mano si unì a palpare… a lisciare… sprimacciare…
    
    Il giovane sentì la saliva asciugarglisi in bocca,mntre la sua mano scivolava sempre più rapida sulla mazza ormai tesa. E sempre quella voce, insinuante, quegli occhi fissi su di lui, quel sorriso crudele, affascinante…
    
    “Sì, bravo, segati, frocetto… Guardami… guardami… è questo che vuoi…” e il gendarme si tirò giù la zip, affondò la mano nella patta aperta e con un gesto fluente si cavò fuori l’uccello duro, prendendo a masturbarsi pure lui.
    
    L’odore pungente di quell’organo poderoso raggiunse le narici anelanti di Gualtiero, stordendolo del tutto. Con un gemito famelico, fece per alzarsi a sedere, quasi volesse raggiungerlo e prenderlo in bocca; ma l’altro gli puntò un piede sul petto e lo spinse nuovamente giù.
    
    “Sta buono, frocetto, lo sai che non si può… Dai, continua a segarti… voglio vederti sborrare… Segati per me… sborra per me…”
    
    E Gualtiero continuò freneticamente a segarsi con gli occhi fissi sul cazzo del gendarme, che guizzava sopra di lui, ormai in preda agli spasmi di un orgasmo imminente. Ma anche per lui si avvicinava la fine: Gualtiero chiuse gli occhi, abbandonandosi alla frenesia di un piacere fino ad allora sconosciuto: sentirsi premuto a terra dallo scarpone del gendarme, vederselo incombere addosso, avvertirne l’odore del cazzo… tutto questo alimentava la sua libidine sino allo spasimo. ...
    ... L’orgasmo ormai prendeva il sopravvento, lui aprì la bocca per urlare, teso ormai in tutto il corpo, e in quell’istante sentì gocce calde e pesanti piovergli sulla faccia, sulle palpebre serrate, sulle labbra.
    
    Tirò fuori istintivamente la lingua per leccarne il sapore dolciastro e con una serie di scatti sborrò pure lui, inondandosi la pancia e infradiciandosi i folti peli del pube. Quando riaprì gli occhi, dopo esserseli puliti con la mano, l’altro era ancora sopra di lui e gli scrollava addosso l’uccello quasi moscio, sempre fissandolo con un sorriso beffardo.
    
    Gualtiero non si mosse, non sapendo come comportarsi.
    
    “Rivestiti”, gli disse, allora, il gendarme, facendosi più in là e risistemandosi l’uccello nelle mutande.
    
    Poi raccolse il mitra e quando Gualtiero si fu rivestito:
    
    “Andiamo”, gli ordinò.
    
    Il giovane chinò la testa e lo seguì rassegnato. In silenzio, attraversarono il parco ormai buio; ma raggiunta la strada:
    
    “Vai a casa, - gli fece il gendarme con tono adesso gentile – e non tornare più qui. Hai visto quant’è pericoloso.”
    
    Gualtiero annuì, incredulo a quelle parole, e:
    
    “Grazie…” gli fece, non sapendo come esprimergli la sua gratitudine.
    
    Ma l’altro sembrò capire.
    
    “Vai a casa, - gli ripeté – quando questa merda sarà finita, ne riparleremo. E non temere: so dove abiti.”
    
    E con un’ultima occhiata, complice e tenera insieme, il gendarme si allontanò, scomparendo ben presto nel chiarore nebbioso dei lampioni. 
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