Inedita succursale d’attrazione
Data: 10/10/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
E un sabato sera, io stanotte sarò innegabilmente la sua schiava, perché lui ha stabilito in tal modo. E’ il possessore, il detentore del mio corpo, delle mie ore, dei miei pensieri. Mi sono attaccata alla speranza di poter avere il suo amore, così come una liana che pende da un albero in mezzo alla foresta, mi sono affezionata e incollata a lui, anche se ama con tutta l’anima la sua donna, perché lo sento da come me ne parla, eppure ha disposto pacatamente di tradirla con me. Per me è inganno, un tradimento vero e proprio, per lui viceversa è soltanto un modo di confermare avvalorando il suo potere su di me, poiché userà il mio amore sottomettendomi per godere. Stanotte cambierò nome, identità, vestiti, non sarò più Rossana, ma unicamente la sua indiscussa serva. Lui ha deciso di portarmi per festeggiare il nostro primo incontro, perché è già trascorso più d’un mese da quando abbiamo cominciato a chattare in un club di scambio. Dapprima un gioco, soltanto uno svago per sfuggire sgattaiolando alla noia delle serate trascorse da sola in attesa del rientro di Carlo dal lavoro. Una tastiera, un monitor, un modem, una stanza in cui rinchiudermi, a tarda sera o alle prime luci della mattina. Mi chiedo se sia la solitudine, la noia, la voglia di trasgredire o di disubbidire, oppure quella sensazione di sentire ancora. Questo è stato per me il cercarlo in rete, l’inseguire l’amore, per il fatto che il suo annuncio rivelava:
‘Io sono il tuo padrone. ...
... Imparerai a conoscerti. Non illuderti, la tua mente sarà mia. E la scoperò’.
Io non credevo che ne sarei rimasta così colpita, dal momento che io cercavo qualcuno con cui parlare, che non fossero le amiche con i loro problemi coniugali e invece mi sono ritrovata schiava nella notte. Lui era diverso, io captavo addosso la solitudine, l’emarginazione d’un rapporto matrimoniale ormai consolidato, la netta lontananza di non avvertire più l’amore, di non sentirmi più ambita né desiderata né richiesta. Mi sono ritrovata in una grande stanza: la chat, dove tante persone dialogavano d’amore, d’amicizia, dove si cercava disperatamente se stessi colloquiando senza freni inibitori con altri che ricercano a loro volta sé stessi. Ho scoperto che potevo sognare amori, creare illusioni, nascere e morire reinventandomi ogni volta facendo finta d’essere di frequente diversa. Mi sono innamorata del sogno, del vuoto, delle parole, dell’assenza d’un corpo. Per mio marito io ero diventata unicamente una mera abitudine che scivolava via insieme alle giornate pressappoco tutte uguali. Lui invece era lì, pronto per colpire il mio corpo, ogni singola cellula con le sue parole. Come un camaleonte, invero, m’ha colpito con la sua lingua schiaffeggiandomi sonoramente, penetrando nei miei sogni, io in quell’occasione ho risposto proprio al suo annuncio che impersonava il testo seguente:
‘Ho quarantacinque anni, capelli e occhi scuri. Sono laureato e di bella presenza. Sono dotato d’una spiccata fantasia. ...