1. Latte e Menta


    Data: 12/09/2018, Categorie: Racconti Erotici, Voyeur Autore: Capitan_America, Fonte: RaccontiMilu

    ... sfilata completamente l’impermeabile e l’ho lanciato sullo schienale di una panchina, vicino ad uno scivolo. Non appena ho sfiorato il ferro della panca con la fica, sono venuta.
    
    “Senti zuccherino, ho bisogno che mi accompagni ad un appuntamento. In centro, un ufficio” “Devi andare ad un colloquio? Non mi dire che finalmente ti sei trovata un lavoro…Jennifer” “Vai a fare inculo. Devo essere lì domani mattina. Voglio qualcuno che resti con me mentre aspetto”. Ho circumnavigato il suo dito medio per andarmi a sedere di fianco a lei sul divano e spiare in mezzo alle foto che stava sistemando accuratamente in una cartellina verde. “Casting per uno spot pubblicitario. I candidati selezionati verranno proposti per uno…ma che cosa vendono questi qui, preservativi?”
    
    She’s a killer! She’s a killer!
    
    Ho cercato di leggere la mail fino in fondo mentre l’indice premeva ripetutamente sul tasto meno del volume abbassando la musica. “Occhiali da sole” “Andiamo col Patrol, però. Con il tuo gelato alla fragola possiamo al massimo partecipare alle Wacky Races”. Ha disteso le gambe sulle mie ginocchia, massaggiandomi con il piede. Intanto l’unghia verde del suo pollice teneva premuto il tasto +. “Bravo!”
    
    Nella prima foto che ho sviluppato si vedevano le due prostitute rannicchiate contro il finestrino. Una rideva con gli occhi socchiusi, stringendosi nel giubbotto di jeans. L’altra davanti a lei cercava di non svegliarsi. Sono rimasta ferma su un’altra in cui si vedeva il mio ...
    ... riflesso sulla vetrina di un negozio in piena notte. Ero riuscita a prendermi per intero, comprese le zeppe. Scattavo la foto con addosso solo i collant strappati, la scia rossa dei fari delle auto in transito alle mie spalle. Stavo cercando di trovarle un titolo tenendola di fianco ad un’altra in cui una prostituta sudamericana si masturbava, seduta contro il pilastro di cemento di un parcheggio coperto. Nuda dalla vita in giù, la testa piegata all’indietro e la bocca aperta. Le avevo messo i miei occhiali da sole neri. Mi piaceva come le stavano con i suoi capelli lisci scurissimi, raccolti dietro la nuca. Non era venuta male, la cosa più difficile era stata convincerla a farsi fotografare. Nell’ultima che avevo scattato si vedeva una donna seduta sulle scale del carcere. L’avevo presa restando dall’altro lato della strada. La luce del giorno era già abbastanza forte, ma si vedevano ancora i lampioni accesi. Il viale era deserto. Indossava delle scarpe di pelle consumate, senza calze. Con una mano si teneva il mento, appoggiando il gomito su una gamba piegata. L’altra era distesa sui gradini. Stringeva al petto una busta di plastica del supermercato. I capelli castani erano sciolti, lunghi e sporchissimi, in parte le coprivano il viso. La bocca socchiusa e lo sguardo assente, quasi interrogativo. Ero convinta che stesse pensando: “Adesso che faccio?”. L’ho intitolata “La prima visita”. Era abbastanza a fuoco, raramente mi riuscivano così bene. Si vedevano anche le stampe con le ...
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