1. Quello che vuoi da me. Pt. 4


    Data: 11/08/2024, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Numero primo encore, Fonte: EroticiRacconti

    ... mantenne la presa fino a farmi scendere una lacrima. Si chinò a leccarmela, poi la sua bocca scivolò sulla mia. Pensai che avrebbe potuto frustarmi e massaggiarmi le ferite con il sale e sarei stata solo grata ed eccitata. Come se mi avesse letto nel pensiero si scostò da me e si sfilò la cintura.
    
    - Mi lascerai segni questa volta?
    
    - Si, e non ti bendo. Voglio che tu veda arrivare i colpi, almeno per ora
    
    Il primo colpo fu poco più che una carezza sul ventre. La pelle mi si scaldò leggermente, e non fiatai, attendendo gli altri che sarebbero sicuramente stati più forti. Sperimentò quello strumento arrotolandola di più o di meno sulla mano, colpendomi dalle cosce al petto. Mi spaventai un po’ quando salì sul tavolo, con la mia testa fra le sue scarpe, per colpirmi in mezzo alle cosce. Senza parlarmi, misurò la lunghezza giusta perché le scudisciate arrivassero precisamente dove ero più sensibile. Ripartì con un colpetto leggero, ma non ci volle molto per farmi temere la cinghiata successiva, che cercavo di accogliere senza muovermi o stringere le gambe.
    
    - Fa molto male?
    
    - Sopportabile…
    
    Il movimento fulmineo del suo polso mi tolse il fiato, e mi irrigidii per non gridare troppo. Il dolore non era scemato del tutto quando la pelle della cinghia incontrò la mia, e alla terza discesa della cintura mi contrassi tutta intorno al dolore che dall’inguine irradiava in ogni mia fibra. Alzai la testa e vidi la mia pelle segnata interamente ricoperta da gocce di sudore. ...
    ... Ecco perché sto sentendo freddo, pensai mentre sentii arrivare un’altra frustata che mi fece sobbalzare. Marco scese dal tavolo, toccandomi fra le cosce e soffermandosi sui segni che percorse più volte con le sue dita. Provai un piacere mentale indescrivibile a quegli sfioramenti, quando sentii da lontano la voce di Marco che mi riportava alla realtà.
    
    - Anche se sono io non dovresti allargare le gambe così appena ti tocco. In fondo sono sicuro che ti fa un male cane.
    
    Alzai di nuovo la testa per capire di cosa stesse parlando, e non potei fare a meno di notare che aveva ragione. Senza nemmeno rendermene conto mi ero aperta per lui al massimo che le caviglie legate mi permettessero, con le corde che mi entravano nella pelle. Feci per ricompormi ma lui mi fermó.
    
    - No schiava, ora devi restare così. Qualche altro colpo, e dovrai contarli. Ora fanno male?
    
    - Tanto
    
    - Bene. Se ti muovi o sbagli a contare si torna a 0
    
    - Mi vuoi morta…
    
    - Ti voglio schiava.
    
    Si mise di fronte a me a circa un metro dai miei piedi, misurando ancora una volta la distanza giusta per colpirmi. Ogni colpo era peggio del precedente, ma riuscii a terminare quella prova dopo cinque frustate, a cui avevo grugnito digrignando i denti per non urlare. Con calma si infilò la cintura nei passanti.
    
    - Chiudi le gambe ora.
    
    Riprese la fotocamera e salì sul soppalco da cui scattò altre foto, poi scese e tornò da me per slegarmi le caviglie. Piegai le gambe, ma il sollievo che provai nel piegare ...
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