1. 015 il gran sogno della vita


    Data: 05/09/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... finalmente pago dell’amore del mio ragazzo?
    
    Chi ha letto i primi capitoli della mia saga, conoscerà bene i patimenti d’amore che ho dovuto sopportare per aver tentato l’azzardo di innamorarmi di mio padre. Scoprire che papà mi sfondava senza ricambiare l’amore immenso che provavo per lui, mi aveva gettato in una profonda depressione.
    
    Certo, cercai conforto nell’affetto del mio professore a Ginevra, luogo in cui fui spedito dopo essere stato ripudiato dal mio stesso padre perché mia madre, sempre lei, aveva avuto la brillante idea di vestirmi da donna. Ella mi persuase a presentarmi al cospetto di papà con rinnovata immagine e secondo lei avrei aizzato nuovamente il desiderio in lui poiché aveva smesso di cercarmi tutti i pomeriggi. Mia madre confezionò il suo prodotto a misura dei propri disegni con il risultato che papà, vedendomi così conciato, uscì dai gangheri e mi ripudiò del tutto dopo avermi chiavato per anni.
    
    In un colpo solo mamma riuscì a sbarazzarsi di me e garantirsi il disprezzo paterno. Se prima il figlio era l’espediente umano per risolvere “in famiglia” la propria frigidità e le condotte fedifraghe del marito, ora se ne sbarazzava poiché ero ormai ritenuto troppo sentimentalmente compromesso, e pericoloso dunque da minare il regime coniugale di cui lei vantava per diritto il primato di consorte.
    
    Ci vuole maligna scienza per far tutto questo.
    
    Certo per carità. A Ginevra mi innamorai del mio professore, certo, lo amai profondamente eppure… ...
    ... eppure anche egli mi chiavava, e mi piaceva come mi fotteva, ma non mi amava, e contribuì a cacciarmi fuori da lì quando compromisi il suo ruolo in quel luogo.
    
    E fu così che finii sconsolato in un campo rom alle porte di Milano. Fui venduto di nascosto, esautorato dalla civiltà. Ufficialmente fu data notizia della mia fuga e mia madre non si risparmiò il lacrimoso protagonismo di andare a Chi l’ha visto depistando le indagini in America Latina (i fatti risalgono al 1987).
    
    Ma a me andava bene non essere cercato. Avevo sofferto, ma avevo realizzato la mia liberta di scegliere da me la mia vita, e di innamorarmi del mio ragazzo non già per occasioni corrotte, ma per esperienza genuina della conoscenza.
    
    Ero nel cesso a farmi sbattere quasi a volermi punire per la mia ingenuità di allora?
    
    A questo pensavo nel cesso della stazione, mentre l’obeso mi fotteva tenuto in posa a gambe elevate da altri signori. In quegli istanti vidi plasticamente rappresentata la triste condizione umana cui ero precipitato per il solo mio esistere e chiedere alla vita un po’ di amore. Intesi forse che quel mio giacere sul fondo di un cesso umido della periferia del mondo non fosse altro che la rappresentazione figurata della mia condizione umana, di ragazzo cioè, che ad ogni fallimento del cuore indietreggiava sempre di più nella cloaca massima degli uomini.
    
    Le tante illusioni, tanto slancio di spirito, un così fervido amore anelato e rincorso, mi stavano rendendo sempre più indegno. Avevo ...
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