1. 015 il gran sogno della vita


    Data: 05/09/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    Mi piaceva starmene coi piedi nell’acqua a guardare il tramonto, mentre standomene in piedi quel ragazzo dietro di me mi alitava sul collo, mi mordeva le spalle, mi cingeva le braccia e mi teneva piantata la minchia nel culo per una ora intera, fino agli ultimi bagliori del sole.
    
    Non mi era mai capitato di essere scopato da in piedi, e ammetto che vibravo come una corda di un'arpa antica al dolce vellicarmi di quelle dita sapienti.
    
    Mi piaceva quel prolungato piacere di…..non saprei come spiegarmi.. che ti posso dire….di… di cacarella,ecco… e se mai ve ne fosse ragione di dubbio, quella minchia annidata nel retto, mi inoculava sentimentali getti di una calda e stimolante urina.
    
    A sole calato, egli sfilava la minchia con molta considerazione, così che io potessi richiudermi senza spargere quel caldo liquore aureo, ed io sentivo un gorgogliar di viscera, si, che lo scarico dei secreti della sua vescica quasi mi pareva una profanazione.
    
    Io rabbrividivo nel dolce rigurgito delle trippe. Egli mi teneva la mano e cosi, lentamente, si tornava a riva, ove su di un tronco sospinto in quel luogo dalle soventi piene del fiume, io mi ci abbracciavo, premevo di grembo, inarcavo la schiena e divaricavo le mie natiche a punta di piedi mostrandogli la struggente bellezza del mio buco del culo.
    
    Era tarallino richiuso che tratteneva i secreti aurei di cui sopra, ed il buco diveniva nel buio oggetto di clamorosi sputi ad opera del mio ragazzo.
    
    Al penetrarmi nuovamente io mi ...
    ... facevo liquido nel piacer di minchia, godevo di prostata e di una tormentata cacarella, ma egli... egli dolcemente soleva chiavarmi senza proferir parola, per quel suo essere straniero nella mia patria.
    
    Lui, il mio ragazzo, era un giovane rom della mia età, che io già osavo chiamare “il mio uomo”.
    
    Si. Da mesi ormai vivevo nella comunità dei rom, e se pur venivo fatto oggetto di irrisione e gabellato come una suina maldestra, io concedevo il piacere di un affondo a chiunque volesse levarsi via il prurito di una trasgressione. Ma era lui che amavo.
    
    La verità è che mi stavo innamorando di questo ragazzo con cui da giorni avevo preso l’ abitudine di farmi ingroppare, di sera, lungo la riva del fiume, ai limiti del campo, tra zoccole grosse come pantegane e fra esalanti canali di scolo.
    
    Io credo che lui mi amasse e mi trovasse un simpatico compagno di vita, poiché dopo la sborrata nel mio buco di culo, non si rivestiva e andava via come invece facevano gli altri. Se ne stava accucciato sul tronco insabbiato, e mi udiva tornar nelle acque lasciandomi andare in espiatorie liquefazioni.
    
    Egli rideva, e anche io ridevo per le sonorità emesse. Poi mi prendeva a sassate nel buio, divertendosi un mondo e io nell’ acqua, forse un tantino checca, strillando giuliva "aiuto sono la Maddalena mi stanno lapidando".
    
    E lui mi irrideva. Rideva forte e più rideva più mi tirava sassate.
    
    Una volta ricordo che mi tirò una tavella, prelevata dalla discarica abusiva poco distante dal ...
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