Sognavo la filarmonica
Data: 30/04/2024,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: maturoamodena, Fonte: Annunci69
... voglia. Lo penetrai anche un paio di volte, ma lui non sembrava gradire, preferiva usarmi come spugna per il suo sperma.
Epilog - Chiusa - (adagio ma non troppo - malinconico e dolente)
Superai con soddisfazione a fine giugno l’esame dell’ottavo anno di conservatorio e a luglio quello di maturità. Dovevo decidere cosa fare della mia vita futura e optai per l’università.
A settembre tornai a Milano, la mia famiglia si preparava ad un nuovo, ennesimo spostamento che io rifiutai di condividere, pertanto il compromesso fu un collegio universitario dove mi stabilii a partire da ottobre.
Quello fu per me l’anno della trasformazione. Il mio corpo decise ch’era arrivato il momento di modificarsi. M’irrobustii, aumentai la muscolatura grazie anche alla palestra che cominciai a frequentare più che altro con lo scopo di stancarmi così da non masturbarmi tutto il giorno. Sul viso comparve una barba biondo-rame che per praticità lasciai crescere; sostituii gli occhiali con delle comode lenti a contatto; imparai a domare la lunga criniera spazzolandola all’indietro; il petto si arricchì di un rado, morbido pelo biondo, così come la linea dall’ombelico al pube; presi ad indossare originali abiti etnici che compravo per due lire al mercato dell’usato e che contribuivano a darmi un’aria ascetica. Non ero bello, ma, per strada, notavo, compiaciuto, gli sguardi di uomini e donne. Qualche matura signora mi fermava paragonandomi a Robert Powell sulla scia dello zeffirelliano Gesù di ...
... Nazareth che, proprio in quel periodo, passava sul piccolo schermo. Ebbi la conferma del mio cambiamento quando un prof, alla fine di un esame, non voleva verbalizzarmi un voto perché non sembravo la stessa persona presente sulla foto del libretto.
Persino mia madre, quando mi rivide dopo qualche mese, si lasciò andare in un “schönen sohn!“ e bel figliolo detto da lei equivaleva ad un complimento grandioso.
Scrivevo al maestro due/tre volte la settimana e a volte gli telefonavo da una cabina a gettoni.
A luglio decisi di affrontare 1200 km per andare a trovarlo dicendo ai miei che andavo da un collega d’università per qualche giorno. In piedi, dietro l’uscio, ero emozionato come la prima volta. Non osavo suonare. Come dei flashback mi sovvenivano gli eventi passati. Ma la porta si aprì inaspettatamente e lo rividi. Aveva la mano attorno alle spalle di un ragazzo. Lo riconobbi, era Mattia, quello che incontravo spesso l’anno precedente, ma, contrariamente al passato, quasi non mi salutò precipitandosi giù per le scale. Entrai, vidi il pianoforte, sorrisi pensando di spogliarmi subito e mettermi a suonare. “sei cambiato Fabio” per la prima volta mi chiamò per nome e non piccolo o cucciolo o bambino “è passato un anno” risposi “quasi non ti riconoscevo…perché la barba? Sei ingrassato…no, anzi, sei cresciuto. Aspettami un attimo, vado in bagno e torno subito”. Mi aspettavo un abbraccio, una serie di baci, che mi spogliasse subito, che mi esibisse il suo cazzo indurito ...