1. Sognavo la filarmonica


    Data: 30/04/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: maturoamodena, Fonte: Annunci69

    Auftakt - Preludio - (adagio semplice con brio)
    
    Tutto ormai accadeva. Come se il timer stesse terminando la sua corsa: ultimo anno del liceo classico, compimento della maggiore età, conclusione del corso medio per pianoforte da privatista. Quest’ultima era la cosa che più mi preoccupava. Al seguito di mio padre, avevamo lasciato Milano per una piccola città del sud. Rischiavo di mandare a puttane otto anni di studio se non riuscivamo a trovare una valida alternativa alla mia vecchia insegnante di musica. Un amico di un amico di un amico ci consigliò un ottimo maestro, ma dava lezioni a 45 Km da dove abitavo…ed io non avevo ancora la patente. “Nessun problema” per la mia teutonica genitrice “concentriamo le lezioni in due giorni la settimana, vai con la corriera. Prendiamo un piccolo hotel per la notte ed il giorno dopo torni a casa”. E come sempre si fece come lei aveva deciso. In realtà quel che trovammo fu un’affittacamere, comodo alla casa del maestro con la padrona che mi preparava anche i pasti e che mi metteva a disposizione un vecchio pianoforte. All’epoca dimostravo molto meno dei miei anni, ero magro e minuto, lunghi boccoli biondo-rossicci mi arrivavano alle spalle, sul naso punteggiato di efelidi portavo grandi occhiali dorati che nascondevano l’unica cosa bella che avevo cioè gli occhi grandi di un trasparente colore glauco.
    
    Das Treffen - L’incontro - (andante dolce sognando – animato ma non allegro)
    
    La mia prima lezione. Cercai di sistemarmi mentre ...
    ... aspettavo con tutti gli spartiti sotto il braccio che si aprisse la porta. Un cane che abbaiava, una voce che lo zittiva, dei passi smorzati che si avvicinavano e l’uscio si aprì. Ci squadrammo per qualche secondo. A diciotto anni è difficile dare un’età, sarà stato più o meno coetaneo di mio padre, forse un po’ più giovane, era più alto di me, grande senza essere grosso, il mento leggermente in avanti gli dava un’aria che incuteva rispetto. Entrammo in un’ampia sala dove troneggiava un enorme pianoforte a coda, ma tutt’intorno erano poggiati o appesi numerosi strumenti musicali. Mentre guardava i miei spartiti mi chiese di solfeggiare. Ci rimasi male…era roba da principianti, ma lo feci mentre lo studiavo. Praticava o aveva praticato sport perché si percepiva, sotto ai jeans e alla camicia, un corpo ben costruito. Mi pose sul leggio uno spartito, avviò il metronomo e mi fece segno di partire. Era una suite inglese di Bach “ma è roba del quinto anno!” mi lamentai, da parte sua un gesto imperioso e cominciai. Al termine tacque a lungo poi mi disse “vuoi davvero superare l’esame? Io non ho tempo da perdere e già gli orari di lezione che mi chiedi mi danno dei problemi, ma forse puoi farcela se lavori sodo e mi segui senza nulla obiettare”. Rosso come un peperone feci segno di si con la testa e segnai la mia condanna.
    
    Nelle settimane a seguire mi assegnava lo studio di opere di Mendelssohn, Rubinstein, Schubert ed in più pretendeva che eseguissi giornalmente infinite serie di ...
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