1. Frate martino - 4


    Data: 05/04/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... superato l’isola di Citera e iniziato l’attraversamento dell’Egeo in direzione di Rodi, il tratto più pericoloso del viaggio, non solo perché dovevano navigare così a lungo lontano dalle coste, ma anche perché era battuto da pirati di ogni risma.
    
    Tutto, comunque, sembrava procedere per il meglio, quando una mattina si vide una vela spuntare all’orizzonte, e dirigersi rapidamente alla loro volta.
    
    Ser Maffio manifestò immediatamente i suoi timori e spedì un marinaio sulla coffa per tenere d’occhio la situazione, e l’allarme:
    
    “Pirati!... Pirati saraceni!”, non tardò ad arrivare.
    
    Il comandante ordinò di dare tutte le vele al vento; ma l’altra nave, più agile della pesante cocca mercantile acquistava rapidamente terreno. Ben presto fu a portata di arrembaggio.
    
    “Tutti alle armi!”, urlò messer Maffio.
    
    Gli uomini corsero a prendere chi la spada, chi l’ascia, chi un semplice randello, qualunque cosa si trovassero sotto mano: sarebbe stata una lotta per la vita, tanto più quando si udì l’equipaggio saraceno scandire: “Nadir! Nadir! Nadir!”
    
    Quel grido gelò il sangue nelle vene degli sventurati genovesi: Al-Nadir era uno dei pirati più spietati e feroci che corressero quel mare.
    
    L’arrembaggio non ha storia: la marea saracena dilagò a bordo della cocca e l’equipaggio fu sterminato in men che non si dica.
    
    Frate Martino, all’inizio del combattimento aveva cercato di attingere tutto il suo coraggio e aveva afferrato un remo spezzato, per cercare almeno di ...
    ... difendersi; ma il primo saraceno che si trovò di fronte lo terrorizzò a tal punto che, gettato il bastone, corse a nascondersi dietro alcuni barili addossati al cassero di poppa: da lì assistette impotente alla strage, atterrito dalle urla di agonia dei colpiti e di esultanza dei vincitori.
    
    Finita la mattanza, i saraceni cominciarono a sciamare per la nave alla ricerca del bottino e fu allora che un pirata lo scoprì, rannicchiato nel suo nascondiglio.
    
    L’uomo gridò qualcosa nella sua lingua misteriosa e sollevò la sciabola ancora sgocciolante di sangue.
    
    “No! – gridò frate Martino – Sono un frate!”
    
    L’altro ghignò e alzò l’arma ancora di più, ma una mano lo afferrò saldamente al polso e bloccò il fendente, mentre un giovane moro gli dava un ordine secco e lo tirava indietro.
    
    “Sei davvero un frate? – gli chiese quest’ultimo – Dov’è il tuo crocefisso?”
    
    Frate Martino cercò di mettere a fuoco la vista annebbiata dalla paura e si trovò di fronte un giovane sui trenta anni, di carnagione olivastra, incredibilmente bello. Il frate si sentì trapassare da quegli occhi di giaietto, che lo fissavano da sotto le sopracciglia aggrottate.
    
    “Chi sei, che parli la mia lingua?”, balbettò.
    
    “Sono Al-Nadir, signore di questi mari. – rispose quello – e tu sei davvero un frate? Parla o ti uccido con le mie mani! Dov’è il tuo crocefisso?”
    
    Con mano tremante, frate Martino frugò la mano nello scollo della tunichetta, estraendo il crocefisso di legno, legato con uno spago. Glielo mostrò ...
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