Frate martino - 4
Data: 05/04/2024,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad, Fonte: Annunci69
Non appena l’ultima pietra fu murata, non appena anche l’ultimo spiraglio fu chiuso da una cucchiaiata di calcina, il povero frate Martino si ritrovò immerso nel buio più assoluto, un buio che era solo il preliminare di quello della morte. Un sudore freddo gli coprì la fronte, gli tremarono le gambe e si accasciò a terra gemendo: stavolta non aveva via di scampo, stavolta era finita per davvero. I nodi erano venuti al pettine, i suoi peccati sarebbero presto giunti al vaglio del giudizio divino. Cosa poteva fare frate Martino, se non piangere? E infatti le lacrime cominciarono a sgorgagli da sole, ma era un pianto di tristezza, non di disperazione, perché non c’era posto per la disperazione, né avrebbe avuto senso: era un pianto di tristezza, di rammarico per il mondo che doveva lasciare, per le gioie che non lo avrebbero più allietato, per il sole che non lo avrebbe più…
Tante cose aveva da rimpiangere frate Martino e tante cose rimpianse, a tanti chiese mentalmente perdono, di cui aveva insidiato la virtù.
Quanto tempo era passato? Era ancora giorno o era già notte? Cosa faceva il mondo fuori da quella tomba? Poi frate Martino pregò, ma non per la sua anima, che sapeva perduta: pregò che gli venisse concesso un passaggio veloce e senza troppe sofferenze.
Fu in quel momento che sentì come un grattìo da qualche parte. Si guardò attorno… che ci fossero i topi prigionieri con lui? Poveri animali, che non avevano fatto in tempo a scappare e adesso sarebbero morti ...
... anche loro. Ma per lo meno erano più fortunati, avrebbero potuto nutrirsi di lui e sopravvivere qualche giorno in più. Il grattìo si ripeté, più forte… era un raschiare… e anche un martellare contro il muro!
L’istinto vitale riesplose in lui con tutta la sua violenza. Muovendosi a tentoni, a passettini strascicati, si avvicinò alla fonte del rumore: proveniva da dietro la porta murata. I tonfi si fecero più forti: qualcuno stava cercando di aprire una breccia! Allora cominciò pure lui a grattare sulle pietre. Per fortuna la calcina non si era ancora asciugata… qualche pietra cominciava già a muoversi…
Fu lunga e penosa l’attesa, ma alla fine da un foro non più grande di un pugno penetrò il fievole bagliore di una torcia. Lacrime di sollievo gli punsero gli occhi, mentre lui da dentro e l’altro da fuori intensificavano i loro sforzi.
Il foro si ingrandì… apparve un volto… il volto di frate Marcello rigato di lacrime!
Da quel momento fu tutto più facile e in capo ad un’ora, la breccia era grande abbastanza da far passare un uomo. E frate Martino sgusciò fuori.
Avrebbe voluto abbracciarlo forte, esprimergli tutta la gioia di vederlo, ancor più grande di quella di essere fuori da quell’incubo, ma non osò: gli rimase immobile davanti a testa bassa, come un penitente.
“Ho saputo da frate Gesualdo quello che ti era successo… E’ colpa mia… non potevo permetterlo…”, disse frate Marcello alla fine.
“Colpa tua?”
“So perché ti hanno preso…”
“Sa… sapevi?”
Frate ...